La maglia gialla, almeno per ora, non passerà dal Ticino.
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Il "la" all'edizione 2027 del Tour de France avrebbe potuto essere ticinese, ma il Governo cantonale ha deciso, per motivi finanziari, di non investire i 5 milioni necessari per l'organizzazione di questo evento.
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tvsvizzera.it/mrj
Il Governo ticinese ha respinto la proposta di organizzare nel cantone sudalpino la partenza del Tour de France 2027. Un rifiuto motivato dai costi: servirebbero 5 milioni di franchi per assicurare lo svolgimento dell’evento, ma la situazione economica attuale (come pure l’incertezza riguardo a quella futura) e la necessità di pareggiare i conti delle casse cantonali non permettono una spesa di questa portata.
La proposta era stata lanciata da un gruppo di appassionati capitanati dal presidente della direzione di BancaStato Fabrizio Cieslakiewicz, che, venuti a conoscenza della decisione, si sono detti estremamente delusi, anche perché nel Cantone ci si lamenta sempre più spesso di un calo del turismo, che con questo evento sarebbe sicuramente aumentato.
“Per tre giorni saremmo stati al centro del mondo e avremmo fatto parlare di noi, mostrando le nostre bellezze”, ha dichiarato ai microfoni della Radiotelevisione della Svizzera italiana RSI Antonio Ferretti, uno dei co-promotori della candidatura ticinese. Ogni città che ha accolto il Grand Départ ha potuto chiaramente quantificare dei grandi vantaggi finanziari: “Per ogni euro investito c’è un ritorno di tre euro”, ha aggiunto Ferretti.
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Quest’anno la gara ciclistica partirà da Bilbao, l’anno prossimo da Firenze. Non si sa ancora, invece, a chi sarà ora conferito l’onore di organizzare le partenze 2025, 2026 e, dopo il rifiuto ticinese, 2027. In passato c’è stata una sola partenza rossocrociata: da Basilea nel 1982.
Il presidente del Consiglio di Stato Raffaele De Rosa lascia comunque un barlume di speranza. Non è un “no” categorico, ma potrebbe essere un “per ora no”: “Non escludiamo che in futuro si possa rivalutare la nostra posizione, una volta risolta la situazione finanziaria
Si tratta del secondo “no” governativo per motivi finanziari, dopo che è stata rifiutata anche la partecipazione del Ticino come cantone ospite all’OLMA di San Gallo, ossia la fiera svizzera dell’agricoltura e dell’alimentazione, per la quale sarebbe stato necessario oltre un milione di franchi.
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