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Accordo quadro con l’Ue, i cantoni fanno resistenza

L'Esecutivo comunitario ha ribadito l'intenzione di concludere un accordo quadro istituzionale con la Svizzera. Cosa che vorrebbe anche il governo federale. Ma questi accordi sono combattuti da più fronti. Non da ultimo dai cantoni.

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L’Unione europea impedisce gli aiuti statali, cosa che invece in Svizzera sono all’ordine del giorno (dalle banche cantonali alle aziende idroelettriche). E ad avvantaggiarsi sono spesso i cantoni. Quegli stessi cantoni che oggi erano in visita a Bruxelles per spiegare la loro posizione.

Nei giorni scorsi il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker ha informato che  continuerà a impegnarsi per fare avanzare i negoziati tra Ue e Svizzera. Lo stesso Ignazio Cassis, capo del Dipartimento degli affari esteri, aveva affermato che Berna si dà 10 mesi di tempo per superare lo stallo. Poi, con l’avvicinarsi delle elezioni per nominare sia i parlamentari elvetici che quelli dei Ventisette, tutto si bloccherebbe.

Cosa sono gli accordi istituzionali?

Le relazioni tra la Svizzera e l’Unione europea (Ue) sono particolarmente strette e poggiano su una rete di 20 accordi bilaterali principali (votati in due tappe dalla popolazione) e oltre 100 altri accordi.

Al momento la Svizzera e l’Ue stanno negoziando un accordo volto a garantire un’applicazione più efficace e uniforme degli accordi (esistenti e futuri) che regolano l’accesso al mercato. Il relativo mandato negoziale è stato adottato il 18 dicembre 2013 dal Consiglio federale e il 6 maggio 2014 dal Consiglio dell’Ue. I negoziati sono tuttora in corso.

Il Consiglio federale considera la via bilaterale lo strumento attualmente più efficace per tutelare gli interessi del nostro Paese in Europa e nei confronti dell’UE, che è di gran lunga il partner economico e commerciale più importante della Svizzera: il 54% circa delle esportazioni svizzere è infatti destinato all’Ue e circa il 72% delle importazioni svizzere proviene dall’Ue. Per consolidare e sviluppare ulteriormente la via bilaterale è indispensabile concludere un accordo sulle questioni istituzionali.

Iniziativa contro gli accordi bilaterali

A metà gennaio di quest’anno l’Unione democratica di centro (il partito con la maggioranza relativa in parlamento) e l’Azione per una Svizzera neutrale e indipendente (ASNI) hanno lanciato la raccolta firme per l’iniziativa popolare “per un’immigrazione moderata”, che mira a porre fine alla libera circolazione delle persone tra Svizzera e Stati membri dell’Unione europea. Se l’accordo sulla libera circolazione dovesse essere disdetto, per la cosiddetta clausola-ghigliottina, cadrebbe tutto l’insieme degli accordi bilaterali.


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