Il Consiglio federale non considera i collegamenti aerei tra Ticino e Romandia redditizi e non prevede il loro ripristino.
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tvsvizzera.it/mrj con Keystone-ATS
L’idea di ripristinare collegamenti aerei fra il Ticino e la Romandia rischia di rimanere un sogno nel cassetto. È quanto si evince dalla risposta del Consiglio federale a un’interpellanza del ticinese Marco Romano (Centro), nella quale il Governo ricorda che in passato simili collegamenti non si sono rivelati redditizi sul lungo periodo. Non giudica quindi prioritario promuovere i voli interni, vista anche la ridotta dimensione della Svizzera.
Nel suo quesito, Romano si dice preoccupato per i tempi di percorrenza troppo lunghi (dalle quattro alle sei ore, sia che si viaggi in treno o in automobile) per collegare il Ticino ai principali centri urbani della Svizzera francese. I recenti problemi alla rete ferroviaria e stradale hanno esacerbato a suo dire il problema dei collegamenti fra il cantone a sud delle Alpi e il resto della Svizzera. Da qui la proposta di riflettere sulla possibilità di ripristinare i collegamenti aerei, anche con una deroga al divieto di cabotaggio, ossia consentendo a una compagnia di bandiera estera di effettuare collegamenti interni.
Per il Governo, tuttavia, questo divieto non ammette deroghe, a meno che non vi siano accordi internazionali in tal senso. L’attuazione di un cabotaggio reciproco sancito tramite accordo internazionale viene attualmente bloccata dall’UE, viene ricordato.
Oltre a ciò, scrive il Consiglio federale, benché sia nell’interesse della Confederazione avere un buon collegamento tra le diverse regioni del Paese, “negli anni passati si è potuto constatare che per alcune tratte nazionali non è possibile operare voli in modo redditizio sul lungo periodo”. L’unico collegamento offerto regolarmente all’interno della Svizzera è quello tra Ginevra e Zurigo e nella maggior parte dei casi si tratta di passeggeri in transito verso scali internazionali, sottolinea il Governo.
Fra l’altro, nel suo rapporto risalente al 2016 sulla politica aeronautica, l’Esecutivo ha sostenuto di non ritenere prioritaria la promozione attiva dei collegamenti aerei interni, “tenuto conto delle distanze interessate e del buon grado di sviluppo della rete ferroviaria e stradale”.
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