Gli obiettivi per ridurre l'impatto climatico sono stati posti, ora, i potenti del mondo devono mettersi d'accordo sul come farlo.
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tvsvizzera.it/MaMi
È Mario Draghi, presidente del Consiglio italiano, paese che presiede il G20, ad accogliere i rappresentanti delle maggiori economie mondiali sotto le vetrate della nuvola di Fuksas all’Eur di Roma. Davanti a lui, due giorni di incontri dall’esito particolarmente incerto.
Tra i grandi obiettivi del summit, infatti, c’è il raggiungimento di una posizione comune prima della conferenza ONU sul clima che domani aprirà a Glasgow.
La COP26 è infatti considerata una delle conferenze più importanti sul clima degli ultimi anni. Se nel 2015 l’Accordo di Parigi aveva definito gli obiettivi da raggiungere, qui bisogna mettere nero su bianco i metodi per raggiungere tali obiettivi e verificare che tutti i paesi firmatari li rispettino.
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Stando al Financial Times che cita fonti diplomatiche, Draghi punta a ottenere impegni vincolanti da parte del G20 per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, contenere l’innalzamento della temperatura entro 1 grado e mezzo e ridurre del 30% le emissioni di metano entro il 2030.
Il successo della riunione sarà poi condizionato da Cina e Russia, con gli stati uniti tra i paesi più inquinanti al mondo, ma i cui leader Vladimir Putin e Xi Jinping saranno collegati solo da remoto.
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Al G20 si dovrà anche finalizzare l’introduzione di una tassa globale del 15% sui profitti delle grandi multainzionali, affrontare l’attuale crisi energetica, gestire la presenza dei talebani in Afghanistan che preoccupa i paesi della regione e valutare la distribuzione globale dei vaccini, oltre a molti altri temi bilaterali.
Per Mario Draghi l’asticella è alta, così come la tensione nelle strade di Roma. Stamani un gruppo di attivisti per il cima ha bloccato una strada di Roma. Rapidamente sgomberati, hanno poi lanciato un nuovo appello alla protesta per questo pomeriggio.
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