Il vincolo posto nei contratti di vendita, che impedisce – conformemente al principio di neutralità - la fornitura di armamenti prodotti in Svizzera a Paesi terzi coinvolti in conflitti, sta creando difficoltà all'industria bellica.
Questo contenuto è stato pubblicato al
3 minuti
tvsvizzera.it/spal con Keystone-ATS
Alcune imprese del ramo, secondo quanto ha rivelato l’associazione dell’industria metalmeccanica Swissmem, sono state costrette a delocalizzare parte della produzione oltre confine. Ma preoccupano anche i segnali provenienti proprio dall’estero, dove si riscontra un minore interesse per i prodotti elvetici a causa delle restrizioni legali alla loro successiva rivendita.
Richieste di riesportazione all’Ucraina negate da Berna
Sono noti i recenti episodi emersi durante il conflitto ucraino, che hanno visto la Segreteria di Stato dell’economia rigettare sistematicamente le richieste di riesportare a Kiev il materiale bellico fabbricato nella Confederazione presentate da Germania, Danimarca e Spagna.
Contenuto esterno
“L’industria svizzera d’armamento è profondamente preoccupata – sostiene Matthias Zoller, segretario generale del settore aeronautica, sicurezza e difesa di Swissmem -. Già oggi, alcune ditte vengono sistematicamente escluse dagli appalti d’armamento esteri. Tutto ciò minaccia l’esistenza della nostra industria”.
Il mercato svizzero, continua Zoller, non basta per sopravvivere: “Solo quelle ditte che possono contare su capacità di produzione all’estero o che riescono a crearla in tempi brevi, hanno la possibilità di ottenere incarichi”.
Ad essere intaccate sono però anche la fiducia e l’affidabilità nell’industria bellica svizzera. Anche quando si parla dei cosiddetti affari di compensazione. “Nessun produttore d’armamento estero ha il minimo interesse a far produrre delle componenti importanti in Svizzera, se poi queste non possono essere esportate”, rileva l’esponente dell’industria metalmeccanica.
Segnali poco rassicuranti arrivano anche dai Paesi NATO. Paesi ufficialmente non ancora in guerra, ma che guardano con qualche perplessità al comportamento della Confederazione. “Se dovesse subentrare il dovere di alleanza, tutti i Paesi dell’Alleanza atlantica sarebbero parte belligerante e noi non potremmo più fornire loro delle armi. In un colpo solo andrebbero persi tutti i mercati di vendita. Non sarebbe solo la fine per l’industria d’armamento svizzera, ma anche un pericolo diretto per il nostro Paese”, conclude Zoller.
Norme più restrittive
Va aggiunto che su questa questione, nel maggio dello scorso anno sono entrate in vigore in Svizzera norme più restrittive all’esportazione di armi, contenute nel controprogetto parlamentare all’iniziativa popolare “contro l’esportazione di armi in Paesi teatro di guerre civili” (che è stato ritirato dagli iniziativisti).
La proposta adottata dalle Camere estende il divieto di vendita di armi a Paesi coinvolti in guerra civile, anche alle esportazioni verso gli Stati che violano “gravemente e sistematicamente” i diritti umani. Il parlamento ha voluto anche eliminare la possibilità, concessa all’Esecutivo in circostanze eccezionali, di derogare a queste regole per salvaguardare gli interessi di politica estera o di sicurezza nazionale.
Valle Bavona, servono 10 milioni per ricostruire dopo i danni del nubifragio
Questo contenuto è stato pubblicato al
Il maltempo che negli ultimi giorni di giugno 2024 ha colpito la valle dell'alto Ticino ha distrutto costruzioni e paesaggi. Il punto delle autorità a dieci mesi dall'accaduto.
Fantozzi compie 50 anni e arriva al Filmpodium di Zurigo
Questo contenuto è stato pubblicato al
Seguirà la proiezione - sottotitolata per la prima volta in tedesco - un confronto col pubblico a cura dell'Istituto Italiano di Cultura.
Confermata la multa dell’UE a UBS, 172 milioni per cartello con altre banche
Questo contenuto è stato pubblicato al
Il Tribunale dell'Ue ha confermato le multe inflitte nel 2021 dalla Commissione europea a tre banche, fra cui la svizzera UBS, per aver costituito un cartello - insieme ad altri sei istituti - nell'ambito della negoziazione dei titoli di stato europei.
Il regista del film su Credit Suisse rivela di aver ricevuto pressioni per non girarlo
Questo contenuto è stato pubblicato al
Simon Helbling, regista del documentario "Game Over - Il crollo di Credit Suisse", sostiene di essere stato oggetto di pressioni affinché non facesse il film.
Il Tribunale federale annulla l’elezione del senatore Simon Stocker
Questo contenuto è stato pubblicato al
Il motivo è che al momento del voto popolare, il 19 novembre 2023, non era domiciliato nel canton Sciaffusa, ma a Zurigo.
Le previsioni 2025 confermano la crescita del PIL dell’1,4%, salvo un’escalation dei dazi
Questo contenuto è stato pubblicato al
Il Centro di ricerca congiunturale del Politecnico federale di Zurigo (KOF) conferma la sua previsione, al netto dei grandi eventi sportivi internazionali.
Questo contenuto è stato pubblicato al
La ricerca con intelligenza artificiale (IA) di Google sbarca in Svizzera. La funzione "Panoramica con AI" è disponibile in tedesco, francese, italiano e inglese, ma solo per gli utenti a partire dai 18 anni.
Impresa di 30 dipendenti chiude a causa di un disastro informatico
Questo contenuto è stato pubblicato al
Un disastro informatico avvenuto tre anni or sono porta oggi alla chiusura di un'impresa di grande tradizione nel canton Oblvaldo.
Concerti Taylor Swift, introiti per 90 milioni di franchi a Zurigo
Questo contenuto è stato pubblicato al
I due concerti della cantante statunitense a Zurigo nell'estate del 2024 hanno portato molto denaro nella regione.
Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.