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Il commercio illegale di sostanze chimiche pericolose è fuori controllo

prodotti chimici
Sono poco più di 50 le sostanze chimiche coperte dalla Convenzione di Rotterdam, che sostiene il commercio responsabile di sostanze chimiche pericolose. Copyright 2020 The Associated Press. All Rights Reserved.

Da una ricerca internazionale, cui hanno collaborato esperti elvetici, è emerso che quasi la metà del volume totale del commercio di sostanze chimiche pericolose attraversa illegalmente i confini degli Stati.

Lo studio, pubblicato lunedì sulla rivista Nature Sustainability, ha analizzato il commercio di 46 delle 54 sostanze chimiche sottoposte alla Convenzione di Rotterdam, firmata nel 1998 per garantire la sicurezza della circolazione transfrontaliera di sostanze chimiche pericolose come il mercurio e vari pesticidi.

Preoccupazioni per la vastità del fenomeno 

Secondo la convenzione, il commercio di queste sostanze chimiche è consentito solo se un Paese ne autorizza l’importazione – una misura volta a prevenire la circolazione incontrollata di sostanze chimiche tossiche da parte di Paesi che non dispongono delle infrastrutture necessarie per trattarle e smaltirle in modo sicuro.

“Questo esteso commercio illegale è molto preoccupante perché mina gli sforzi globali per proteggere noi e il nostro ambiente dalle sostanze chimiche pericolose”, ha dichiarato Zhanyun Wang, ricercatore principale dello studioCollegamento esterno presso l’Empa, il Laboratorio federale svizzero per il collaudo e la ricerca sui materiali.

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Dal 2004 al 2019 sono stati venduti circa 64,5 milioni di tonnellate delle 46 sostanze chimiche. Di queste, 27,5 milioni di tonnellate sono stati commercializzati illegalmente, ovvero esportati in Paesi che si rifiutavano di importarle.

Stime molto prudenti

Tra l’altro il risultato dello studio rappresenta una stima alquanto prudente del commercio illecito di sostanze chimiche pericolose, giacché non vengono considerati né il contrabbando e né il mercato nero.

Gli Stati Uniti, per esempio, hanno esportato circa quattro milioni di tonnellate di sostanze chimiche verso Paesi che si rifiutano di importarle secondo la Convenzione. Tuttavia, simili transazioni non sono necessariamente illegali dal momento che gli Usa non hanno ratificato la convenzione e sono soggetti a regole diverse.

Circolazione elevata di sostanze pericolose

Anche l’elevato volume di commercio – legale e illegale – di alcune sostanze chimiche è preoccupante. Ad esempio, circa l’85% del commercio totale è costituito da dicloruro di etilene, un solvente cancerogeno utilizzato nella produzione di cloruro di polivinile (PVC), una plastica altamente versatile impiegata in vari settori, dai tubi di scarico ai dispositivi medici. Al secondo posto, con 6,3 milioni di tonnellate, si trova il reagente tossico, disinfettante e pesticida biossido di etilene.

Lo studio ha anche rilevato il commercio di alcune sostanze che sono state severamente limitate o addirittura vietate per decenni, tra cui vecchi pesticidi tossici come il clordano e l’aldrin.

Secondo gli autori, le ragioni dell’elevato volume di importazioni di sostanze tossiche sono molteplici, tra cui l’insufficienza delle risorse disponibili per monitorare il commercio di sostanze chimiche (soprattutto nei Paesi in via di sviluppo) e la non chiara divisione delle responsabilità tra i ministeri dell’ambiente e le autorità doganali.

La Svizzera è stata uno dei primi 60 Paesi a firmare la Convenzione di Rotterdam nel 1998. Nel maggio 2023, la Svizzera, il Mali e l’Australia hanno sponsorizzato un emendamento per rafforzare la Convenzione, con l’obiettivo di impedire ai Paesi di bloccare l’inserimento nell’elenco delle sostanze chimiche pericolose.

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