I rigassificatori della discordia
Il Governo italiano sta puntando sui rigassificatori galleggianti per ovviare alla crisi energetica. Un sistema attivo da anni, che ora si vuole però potenziare ma non tutti sono d'accordo. Vediamo perché e di cosa si tratta.
I rigassificatori galleggianti rappresentano una soluzione delle più rapide per trovare fonti alternative di approvvigionamento del gas. Il loro grande vantaggio sta nel fatto che non sono dipendenti da infrastrutture fisse come i gasdotti (nel video sottostante i dettagli sul loro funzionamento).
Ad oggi ci sono già tre impianti di questo tipo in funzione e si trovano su navi collocate a La Spezia, Livorno e in provincia di Rovigo. L’intento è però quello di installarne ulteriori due nei porti di Ravenna – che ha detto subito sì – e Piombino, dove invece la popolazione e le autorità locali non ci stanno. La mossa è stata decisa dal Governo come contromisura alla crisi energetica, aggravatasi con la guerra della Russia all’Ucraina.
A Piombino, in provincia di Livorno, le manifestazioni di protesta per dire “no” all’installazione di un rigassificatore dentro il porto si sono infatti susseguite negli scorsi giorni. Tra i cartelli e gli striscioni si è potuto leggere “Piombino è nostra e non si tocca”, “Rigassificatori lontani dalle nostre case e dalle coste di tutti gli italiani” o ancora “Piombino dice No! al rigassificatore”.
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