Un po' in tutti gli scali europei (nell'immagine passeggeri all'aeroporto di Francoforte) i voli a destinazione degli USA sono tornati a riempirsi.
Keystone / Sebastian Gollnow
Per Swiss e l'aviazione civile in generale quella odierna è una data da contrassegnare in rosso: gli Stati Uniti hanno tolto praticamente tutte le restrizioni per entrare nel Paese e gli affari possono riprendere.
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tvsvizzera.it/mar
Dopo quasi venti mesi, gli Stati Uniti hanno riaperto i confini. Da lunedì, chi arriva da 33 Stati (tra cui quelli europei, la Cina o l’India) può infatti di nuovo entrare nel Paese.
Bisognerà però essere pienamente vaccinati con uno dei vaccini approvati dall’Organizzazione mondiale della sanità ed esibire un test negativo effettuato entro 72 ore dalla partenza, secondo quanto indicato dal Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie.
Il decreto firmato dal presidente Joe Biden prevede comunque alcune esenzioni: per i minori sotto i 18 anni, per le persone con problemi medici oppure provenienti da Paesi dove i vaccini non sono ampiamente disponibili. A tutti sarà comunque richiesta la prova di un tampone negativo. L’applicazione delle nuove procedure spetterà alle compagnie aeree, con sanzioni fino a 35mila dollari in caso di violazioni.
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Le compagnie aeree europee possono dal canto loro strofinarsi le mani. Da un lato, gli apparecchi che hanno viaggiato a lungo semivuoti tornano così di nuovo a riempirsi. Dall’altro, possono aumentare il numero di voli.
Al pari di tutte le altre aerolinee, anche la svizzera Swiss – che fa parte del gruppo Lufthansa – ha registrato un forte aumento delle prenotazioni.
“Offriamo già oggi tutte le destinazioni negli Stati Uniti come nel periodo precrisi, ora abbiamo aumentato le frequenze e raggiungiamo già di nuovo circa il 70 percento rispetto al periodo prima della pandemia. Per noi è un grande passo in avanti”, sottolinea Tamur Gourdazi, direttore commerciale di Swiss, intervistato dalla Radiotelevisione Svizzera.
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