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Gli svizzeri voteranno sulla pensione a 65 anni per le donne

La consegna delle 150 000 firme contro la riforma delle pensioni.
La consegna delle 150'000 firme contro la riforma delle pensioni. © Keystone / Anthony Anex

Come era stato annunciato precedentemente sull'innalzamento dell'età pensionabile a 65 delle donne si esprimerà il popolo.

Venerdì sono state depositate alla Cancelleria federale oltre 150’000 firme, ovvero oltre il triplo delle sottoscrizioni necessarie (50’000), a sostegno del referendum lanciato da sindacati, sinistra e Verdi contro la modica apportate dalle Camere federali a dicembre alle norme sull’Avs (pensioni statali).

Una riforma che per il comitato referendario prelude allo smantellamento a lungo termine delle rendite e favorisce essenzialmente le persone abbienti con alti redditi.

Risparmio di 10 miliardi

In particolare l’Unione sindacale (Uss) sostiene che il sistema pensionistico pubblico andrebbe piuttosto consolidato con gli utili “eccezionalmente elevati” della Banca nazionale (Bns).

Il previsto aumento dell’età pensionabile delle donne da 64 anni a 65, farà risparmiare, a loro svantaggio, 10 miliardi di franchi circa, che corrisponde, secondo i promotori, a un taglio delle rendite di circa 1’200 franchi l’anno a danno delle lavoratrici, che già percepiscono pensioni inferiori di un terzo.

Il Consiglio federale non ha ancora fissato la data dello scrutinio ma è verosimile che il popolo sarà chiamato alle urne in settembre.

Doppio voto

L’aspetto curioso di questa vertenza è che i cittadini dovranno esprimersi due volte su questo stesso oggetto. La recente adozione del decreto federale sull’aumento dell’IVA comporta infatti una modifica costituzionale che sottostà anch’essa a votazione popolare.

Questo significa che la riforma potrà entrare in vigore solo se verranno accettati entrambi i due quesiti.

Non è la prima volta che in Svizzera si procede a una doppia votazione popolare: era successo con la Previdenza per la vecchiaia 2020: il 24 settembre 2017 la relativa legge era stata respinta con il 52,7% di voti negativi mentre il relativo decreto sull’innalzamento dell’IVA era stato bocciato di misura (50,05% di No).

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