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Ginevrini alle urne per un salario minimo di 4’000 franchi al mese

donne manifestano per il salario minimo
L'introduzione del salario minimo è un tema ricorrente: nel 2014 un'iniziativa federale che chiedeva un minimo di 4'000 franchi al mese è stata respinta dai votanti. Keystone / Martial Trezzini

Il 27 settembre i cittadini del cantone Ginevra dovranno esprimersi su un'iniziativa popolare dei sindacati che chiede l'introduzione di un salario minimo di 23 franchi all'ora in tutti i settori.

Lanciata nel 2018, l’iniziativa popolare denominata “23 franchi, è il minimo” intende in particolare lottare contro la precarietà. Secondo i sindacati, a Ginevra non è possibile vivere in modo dignitoso con un salario inferiore. Questa retribuzione corrisponde a 4’086 franchi al mese per 41 ore lavorative a settimana.

Il testo prevede anche un’indicizzazione annuale di questo salario minimo. Per la sinistra, l’obiettivo è in particolare di rivalorizzare certe professioni, rivelatesi essenziali durante la crisi sanitaria. Durante il confinamento, nella città di Calvino avevano destato stupore le interminabili file di persone formatesi davanti al centro di distribuzione di beni di prima necessità. Anche se molte di queste persone erano dei ‘sans papiers’ impiegati in nero – e quindi che non sarebbero toccati da una misura come il salario minimo – quello dei ‘working poor’ è comunque un fenomeno ben presente in Svizzera. Stando a uno studio del 2018Collegamento esterno, quasi un’economia domestica su dieci (l’8% per la precisione) guadagna meno del 60% del salario mediano, che in Svizzera è di circa 6’500 franchi al mese (6’000 euro).

La destra, così come il Governo cantonale, si oppongono invece all’introduzione di un obbligo legale, che metterebbe in pericolo il partenariato sociale. I dispositivi che già esistono per lottare contro il dumping salariale – sostengono – sono sufficienti.

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A Neuchâtel e nel Giura già in vigore

Non è la prima volta che i ginevrini devono dire la loro su una simile misura. Nel 2011 il 54,2% dei votanti l’aveva respinta. A livello federale, invece, la popolazione si era espressa nel 2014. L’iniziativa promossa dall’Unione sindacale svizzera, che chiedeva un salario minimo di 4’000 franchi, era stata bocciata con il 76,3% di ‘no’.

Il salario minimo esiste in due cantoni. A Neuchâtel è in vigore dall’agosto del 2017 mentre nel Giura dal febbraio 2018. In entrambi i cantoni è stato fissato a 20 franchi all’ora. A Neuchâtel, il bilancio sembra essere positivo, seppur non spettacolare, visto che la stragrande maggioranza dei lavoratori guadagnava già una simile somma. In ogni caso, un anno fa il presidente dell’Unione delle arti e mestieri del cantone Jean-Claude Baudoin aveva indicato che non erano stati constatati effetti negativi sull’economia. Le uniche critiche sono venute finora dai settori dei taxi e della ristorazione.

Anche in Ticino i votanti hanno approvato l’introduzione di un simile principio nel 2015. La legge approvata alla fine del 2019 prevede una paga oraria compresa tra 19,75 e 20,25 franchi all’ora, introdotta progressivamente entro il 2024. Tuttavia, due ricorsi contro la normativa presentati da undici aziende sono ancora pendenti davanti al Tribunale federale.

tvsvizzera.it/mar con RSI (TG dell’8.9.2020)

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