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Frontalieri, verso l’uso libero dell’auto privata

Lunghe code di frontalieri al confine
Lunghe code di frontalieri al confine © Keystone / Jean-christophe Bott

Approvata in parlamento una mozione che consente ai lavoratori provenienti da oltre confine di svolgere la loro attività con la propria auto privata.

Il testo approvato dalla Camera bassa, scritto dal “senatore” liberale Martin Schmid e già passato al Consiglio degli Stati in dicembre, ha lo scopo di porre fine all’obbligo per questa categoria di dipendenti di utilizzare il veicolo aziendale durante l’orario di lavoro.

L’attuale limitazione, ha affermato il mozionante, pone innumerevoli lavoratori – sono infatti oltre 360’000 i salariati transfrontalieri nella Confederazione – e ditte svizzere di fronte a sfide finanziarie, logistiche e legali.

Stando alle disposizioni vigenti, l’utilizzo di veicoli privati esteri in Svizzera è ammesso per uso proprio, ma vietato per uso commerciale. In pratica, la manodopera residente nell’UE può utilizzare in Svizzera il veicolo imposto e immatricolato all’estero solo sul tragitto che conduce al posto di impiego.

Per le ditte interessate, l’acquisto di veicoli aziendali propri, o addirittura di bus navetta per i collaboratori, non solo rappresenta un notevole onere finanziario, ma le pone anche di fronte a delle sfide logistiche.

Argomenti condivisi anche dalla rappresentante del governo in aula, la ministra delle finanze Karin Keller-Sutter, secondo cui l’attuazione della mozione accoglie nel diritto vigente una pratica esistente, stabilendo così condizioni chiare.

A destra una minoranza, capitanata dall’UDC ginevrina Céline Amaudruz (UDC/GE), si era opposta al testo della mozione poiché a suo dire finirà per avvantaggiare finanziariamente i frontalieri e le frontaliere rispetto ai/alle residenti che hanno oneri più elevati per il loro veicolo. E disincentiverà l’utilizzo dei trasporti pubblici. Argomento però che non hanno fatto breccia sulla maggioranza.


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