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Franco forte, contromisure e polemiche

Fabbrica tessile a Coldrerio (Ticino)
Fabbrica tessile a Coldrerio (Ticino) © Keystone / Gaetan Bally

Alcune aziende nella Svizzera italiana cercano di contrastare l'apprezzamento della valuta nazionale con proposte che svantaggiano i dipendenti, come quella di ore supplementari non retribuite, ma i sindacati non ci stanno.

Il rafforzamento del franco, che in questa fase di crisi e incertezze spicca una volta di più come moneta rifugio, sta ormai inducendo alcune imprese in Ticino a prendere in esame misure sul personale per comprimere i costi di produzione e conservare la competitività sui mercati vicini. Non è stato introdotto nulla di concreto, per ora, ma sono già tese le discussioni in atto con i partner sociali.

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Nel 2015, dopo il rafforzamento del franco causato dalla fine della soglia minima di cambio con l’euro, ebbero luogo confronti anche accesi fra padronato e sindacati. In un’azienda del Mendrisiotto si era arrivati anche allo sciopero. E ora, che clima si constata?

“Ci sono delle aziende che sono più esposte di altre. Non abbiamo in generale una situazione di allarmismo”, riferisce il sindacalista di UNIA Vincenzo Cicero, “ma registriamo dei movimenti soprattutto nel settore della moda, che è una di quelle realtà strutturalmente più esposte quando ci sono situazioni di questo tipo”.

Le misure evocate da alcune imprese si rifanno a quanto previsto dai CCL settoriali. Gli imprenditori, sostiene Cicero, “per quanto riguarda l’obiettivo di salvaguardare i loro margini di profitto, sono sempre molto fantasiosi e purtroppo ad oggi ci sono ancora alcuni contratti , tra cui quello dell’abbigliamento, ma penso anche nella metalmeccanica” con norme che consentono di “intervenire peggiorando le condizioni di lavoro”, in presenza di situazioni di crisi legate al franco o ad altri fattori. Dispongono quindi di alcuni strumenti “che ancora non siamo riusciti a scardinare completamente e che possono eventualmente utilizzare in momenti” come l’attuale.

Le proposte in questione vertono soprattutto su ore supplementari di lavoro non retribuite o riduzioni salariali. Su queste misure “è ovvio che vi sono delle riserve importanti”, osserva Giorgio Fonio di OCST, sottolineando che “il costo della vita negli ultimi mesi ha visto un aumento importante.

L’inflazione non è più un termine sconosciuto, ma è concreto”. I lavoratori vedono ridursi “la propria disponibilità economica” e i sindacati sono quindi pronti ad aprire il confronto “con una posizione estremamente critica”.

Intanto è nell’ordine di migliaia, quasi tutti frontalieri, il numero dei lavoratori potenzialmente interessati dall’applicazione di tali misure.

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