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Un piccolo passo verso la trasparenza nella politica svizzera

Il sistema di finanziamento dei partiti e delle campagne in Svizzera non sottostà ad alcuna regola a livello federale. Il Consiglio degli Stati ha deciso di legiferare, rifiutando però norme ritenute troppo severe. Un passo insufficiente, critica Transparency International Svizzera.

Questo contenuto è stato pubblicato il 16 dicembre 2019 - 21:09
L’iniziativa popolare sulla trasparenza del finanziamento dei partiti è stata depositata nell'ottobre 2017, munita di 110'000 firme. © Keystone / Anthony Anex

 La Svizzera si vanta spesso della sua democrazia diretta e del suo sistema di miliziaLink esterno. Su un punto, però, si discosta molto dagli altri Stati occidentali. Tra i 47 paesi membri del Consiglio d'Europa, è l'unico a non avere elaborato una legge sul finanziamento dei partiti. Una lacuna che gli è valsa a più riprese il biasimo del Gruppo di Stati contro la corruzione del Consiglio d'EuropaLink esterno (Greco).

Chiamato ad esprimersi sul tema, il Consiglio degli Stati (Camera alta) ha ammesso lunedì che bisogna agire. Con prudenza, però, poiché per 32 voti contri 12 ha rifiutato l'iniziativa popolare denominata "Per più trasparenza nel finanziamento della politicaLink esterno".

Depositato nell'ottobre 2017 dalla sinistra e da piccoli partiti di centro, il testoLink esterno chiede che i partiti siano obbligati a pubblicare l'ammontare e l'origine delle donazioni superiori a 10'000 franchi e le loro spese di campagna per elezioni e votazioni quando superano i 100'000 franchi.

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Limite a 25'000 franchi

Allineandosi sulla posizione del Governo, la maggioranza dei consiglieri agli Stati ha ritenuto che l'iniziativa vada troppo lontano. Per questo, la Camera alta ha optato (per 29 voti contro 13 e due astensioni) per un controprogettoLink esterno più 'soft', elaborato dalla Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio degli Stati. Il limite della somma sottoposta alla trasparenza è fissata a 25'000 franchi per ogni singola donazione e a 250'000 franchi per le campagne.

I 'senatori' hanno inoltre ulteriormente ammorbidito un'altra proposta della commissione: nel caso di raccolta di firme per un'iniziativa popolare o un referendum non vi sarà nessun obbligo di dichiarazione. Su un punto la Camera alta è invece stata più severa: vuole infatti vietare le donazioni provenienti dall'estero, qualunque sia la somma.

Gli atti di dissimulazione intenzionali potranno essere puniti con una multa fino a 40'000 franchi, ma per 'semplici' atti di negligenza non è prevista nessuna pena pecuniaria.

L'Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) e il Partito liberale radicale (PLR, destra) hanno cercato invano di respingere l'integralità del controprogetto, ritenendo che non permetta fondamentalmente di migliorare la trasparenza.

Un controprogetto lacunoso

Per la sezione svizzera dell'ONG Transparency International, tra i promotori dell'iniziativa, l'opzione scelta dal Consiglio degli Stati non va abbastanza in là. "Le lacune del controprogetto rendono di fatto la legge inesistente", commenta il vicedirettore dell'organizzazione Alex Biscaro.

Secondo lui, il limite di 25'000 franchi è troppo elevato, poiché permette alla maggioranza delle donazioni di sfuggire dai radar. "Nei paesi europei – aggiunge – questa somma è in media di 3'500 euro. È un obiettivo ben più esigente del modesto ammontare di 10'000 franchi chiesto dall'iniziativa", sottolinea.

Il controprogetto non prevede inoltre dei meccanismi di controllo efficaci per garantire il rispetto degli standard, ritiene Transparency International Svizzera. L'ONG critica inoltre il fatto che le regole di trasparenza si applichino solo per le elezioni del Consiglio nazionale (Camera bassa) e non al Consiglio degli Stati (le cui elezioni sono disciplinate a livello cantonale e non federale).

In gioco la qualità della democrazia diretta

Alcuni cantoni (Ticino, Ginevra, Neuchâtel, Friburgo e Svitto) hanno già emanato delle regole di trasparenza. Secondo Alex Biscaro, è però necessario che vengano adottate misure a livello nazionale. "La mancanza di informazioni sul finanziamento della vita politica danneggia non solo la reputazione, ma anche la qualità della democrazia diretta svizzera", sottolinea.

L'iniziativa e il controprogetto dovranno ancora essere discussi dal Consiglio nazionale prima di essere sottoposti al giudizio degli elettori e delle elettrici.

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