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Emergenza suicidi in carcere

La situazione nelle carceri italiane continua ad essere problematica
La situazione nelle carceri italiane continua ad essere problematica e non solo per il loro sovraffollamento. tvsvizzera

Sessantacinque persone si sono uccise in cella negli Istituti Penitenziari italiani quest’anno, un macabro record raggiunto quando mancano ancora tre mesi alla fine del 2022.

In sedici, tra le persone che si sono ammazzate, erano giovani tra i venti e i trentasette anni. Un dato che fa discutere.

Ad agosto si è registrata la media di un suicidio ogni tre giorni, undici volte la media nazionale della popolazione “libera”. La notte del 2 agosto, nel Penitenziario di Montorio a Verona, inalando gas da un fornelletto, si è tolta la vita Donatella Hodo, aveva ventisette anni, accanto a lei ha lasciato un biglietto di addio al suo fidanzato.

Il caso di Donatella ha scosso l’opinione pubblica. Vincenzo Semeraro, il giudice di sorveglianza che ha seguito il suo caso per sei anni, ha ammesso il proprio fallimento e quello dell’intero sistema, scrivendo una lettera aperta che è stata letta durante il funerale della giovane donna.

Alcune compagne di detenzione di Donatella, dopo la tragedia, hanno iniziato a testimoniare lo stato di abbandono in carcere, raccontando le loro sofferenze quotidiane che nel caso delle donne sono anche maggiori rispetto a quelle patite dagli uomini. Basti pensare alle donne detenute con figli minori. Oggi, negli Istituti Penitenziari ci sono ventisette madri detenute con i figli, alcuni sono neonati.

Il piccolo gruppo di donne si è allargato spontaneamente sul web creando a un Collettivo dal nome “Sbarre di zucchero” che conta una ventina di persone tra Verona, Vicenza, Padova e Trento, cui si sono aggiunte associazioni, avvocati, giornalisti, Garanti dei detenuti. Il Collettivo organizza eventi pubblici per informare, dibattere e cercare soluzioni alle tante testimonianze di sofferenza e alle grida d’aiuto che arrivano dai Penitenziari.

“L’emergenza suicidi” porta sotto i riflettori l’intero Sistema dell’esecuzione penale. Un Sistema che necessita urgenti riforme a parere di molti tra esperti e addetti ai lavori e che si trascina tra mancanze normative e strutturali, penuria di personale a vario titolo e istituti per la maggior parte sovraffollati.

Nella popolazione carceraria ci sono molti tossicodipendenti che non sono seguiti in un percorso di recupero e un’alta incidenza di malattie mentali che non sono trattate. Le poche attività trattamentali, presenti negli istituti più fortunati e meno sovraffollati, sono state drasticamente ridotte a causa della pandemia. Tuttavia, il dato più preoccupante evidenziato dalle testimonianze dei detenuti è il diffuso senso di abbandono.

Rita Bernardini, attivista radicale e presidente dell’associazione Nessuno tocchi Caino, dopo un mese di sciopero della fame, in settembre, è riuscita ad ottenere un incremento delle telefonate che per i detenuti sono fissate da regolamento in una a settimana dalla durata di dieci minuti.

L’Associazione Nessuno tocchi Caino, visto l’alto numero di suicidi, ha chiesto di applicare in via straordinaria uno sconto di pena per buona condotta, un provvedimento previsto dalla normativa vigente. Bernardini chiede inoltre che siano accolte le domande di trasferimento presentate dai detenuti che scontano la pena lontano dalle proprie famiglie, talvolta centinaia di chilometri, e di concedere il trasferimento anche per motivi di lavoro e di studio.

Semplici accortezze che renderebbero la detenzione meno afflittiva e potrebbero fare la differenza per le persone più fragili. Per contrastare le “Morti per pena” come le definisce provocatoriamente Rita Bernardini.

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