Dopo l’energia del vento e del sole, ecco quella… delle piume
L'industria alimentare scarta ogni anno 40 milioni di tonnellate di piume.
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Un gruppo di studiosi e studiose svizzeri e di Singapore vuole produrre energia usando la cheratina presente nelle piume delle galline.
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tvsvizzera.it/mrj con Keystone-ATS
Produrre elettricità pulita grazie alle piume di pollo: è l’idea di un gruppo di ricercatori e ricercatrici del Politecnico federale di Zurigo (ETHZ) e della Nanyang Technological University di Singapore (NTU).
Gli scienziati e le scienziate dei due atenei hanno scoperto che è possibile generare energia utilizzando la cheratina, una proteina presente nel piumaggio di questi pennuti, trasformandola in celle a combustibile meno tossiche di quelle conosciute e impiegate finora.
Le celle a combustibile, si legge in un comunicatoCollegamento esterno pubblicato venerdì sul sito internet dell’ETHZ, sono in grado di generare elettricità. La reazione chimica tra idrogeno e ossigeno sprigiona calore e acqua e, in futuro, le piume potrebbero pertanto diventare un’interessante fonte di energia sostenibile. Quelle in uso attualmente vengono prodotte con materiali altamente tossici, conosciuti anche come “sostanze chimiche eterne”, poiché non si degradano nell’ambiente.
Il team di ricerca ha creato una membrana composta per la maggior parte da cheratina biologica, ecosostenibile e soprattutto disponibile in enorme quantità, poiché le piume di pollo sono composte per il 90% da questa proteina. Sarebbe inoltre un modo per usare quello che attualmente è considerato prodotto di scarto dell’industria alimentare: ogni anno ne vengono incenerite circa 40 milioni di tonnellate, rilasciando nell’aria grandi quantità di CO2 e gas tossici come l’anidride solforosa.
Il gruppo di studio dell’ETH e della NTU ha ora presentato una domanda per brevettare la nuova membrana di celle a combustibile, ha fatto sapere l’ateneo zurighese. Tuttavia, ci sono ancora alcune sfide da superare prima che questa nuova tecnologia possa essere utilizzata: in una seconda fase, si legge nella nota, si dovrà ancora verificare la stabilità e la durata della membrana di cheratina.
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