Alcune migliaia di persone sono scese in piazza a Berna per esprimere solidarietà con le donne iraniane.
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tvsvizzera.it/mrj
“Donna. Vita. Libertà.”: alcune migliaia di persone scese in piazza a Berna hanno espresso solidarietà con le donne iraniane scandendo questo slogan. Si protesta contro una mancanza di libertà che dura da oltre quattro decenni, ossia dalla salita al potere dei Mullah 43 anni fa. L’Iran appartiene alla gente, dicono. Da quando i Mullah sono arrivati al potere, hanno introdotto leggi estremamente restrittive, che hanno fatto sì che “casa nostra non possiamo parlare, non possiamo chiedere, non ci possiamo lamentare”.
Nella capitale erano presenti anche esponenti della politica nazionale (la sinistra), che hanno criticato l’operato del Consiglio federale, che pochi giorni fa ha rinunciato ad allinearsi alle sanzioni decise dall’UE e dagli Stati Uniti nei confronti dell’Iran, per non compromettere la propria funzione di mediatrice nella repubblica islamica, dove la Confederazione, va ricordato, rappresenta anche gli interessi degli USA.
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“Il Consiglio federale deve aderire alle sanzioni internazionali. La Svizzera, culla della democrazia, non può tollerare quanto sta accadendo nel Paese”, ha dichiarato il copresidente del Partito socialista Cedric Wermuth. Anche perché, stando all’esperto di politica estera Laurent Goetschel, un’adesione alle sanzioni non comprometterebbe l’importante ruolo che ha Berna in Iran: “Il mandato di protezione è legato ad una sorta di equidistanza della Svizzera con Iran e Stati Uniti. Non è un mandato che si esercita in base alla politica interna dell’Iran. In generale, se la Svizzera volesse assumere solo degli incarichi in Paesi in cui si pensa che non ci saranno mai delle tensioni, la scelta sarebbe molto stretta”.
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