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Divari salariali crescenti tra manager e personale meno qualificato

La forbice aumenta.
La forbice aumenta. © Keystone / Gaetan Bally

La retribuzione di Severin Schwan, CEO di Roche, è 307 volte superiore al salario del collaboratore meno pagato dalla multinazionale farmaceutica basilese. Lo riferisce uno studio del sindacato Unia sul tema, dal quale emerge che il divario salariale resta rilevante in Svizzera.

Nel 2022, evidenzia l’analisi condotta su 37 aziendeCollegamento esterno, di cui 34 quotate in borsa, lo stipendio più elevato percepito nei grandi gruppi era in media 139 volte superiore a quello più basso.

La disparità rilevata l’anno scorso è maggiore rispetto a quella del 2020 e solo leggermente inferiore a quella riscontrata nel 2021. Ciò sarebbe dovuto, secondo l’ipotesi avanzata da chi si è occupato dello studio, al fatto che di regola i nuovi quadri ricevono una remunerazione iniziale leggermente inferiore a quella dei loro predecessori. Verosimilmente ha influito anche il leggero calo degli utili delle imprese rispetto all’anno 2021, nel corso del quale sono stati versati bonus eccezionalmente elevati, in particolare proprio alla Roche.

Nel dettaglio lo studio pone per la quarta volta consecutiva il gruppo farmaceutico Roche in testa nella classifica delle disparità salariali: il CEO Severin Schwan percepisce uno stipendio di oltre 15 milioni di franchi, ossia oltre 307 volte il salario più basso retribuito nell’impresa. Ciò significa che un dipendente di Roche con il salario più basso dovrebbe lavorare a tempo pieno per 25 anni e mezzo per guadagnare uno stipendio mensile dell’alto dirigente.

L’UBS resta in seconda posizione (1:243), ABB occupa ora il terzo rango (1:216). In fondo alla classifica si trovano Migros (1:18), La Posta (1:18), le Ferrovie federali svizzere FFS (1:17) e Coop (1:10). Il divario retributivo è aumentato maggiormente presso Sika, il gruppo attivo nelle specialità chimiche, e ciò è attribuibile a un forte incremento della retribuzione massima del CEO Thomas Hasler, il cui stipendio è salito di quasi 1,5 milioni di franchi a 4,19 milioni, pari a un aumento del 54%.

In termini assoluti. nel 2022, con 15 milioni di franchi, la remunerazione annuale del CEO di Roche è risultata di nuovo la più elevata. Il manager di UBS Ralph Hamers si è piazzato al secondo posto con 12,64 milioni e quello di Novartis Vasant Narasimhan sul terzo gradino del podio con 10,96 milioni.

+ Salari reali in picchiata nel 2022 in Svizzera.

Da parte sua Magdalena Martullo-Blocher, l’unica donna a figurare tra le persone che guadagnano di più, ha ricevuto per il suo incarico dirigenziale nell’azienda di famiglia EMS Chemie una retribuzione di poco superiore a un milione. Tuttavia, sottolinea il sindacato, lei e le sue due sorelle intascano ogni anno quasi 100 milioni di franchi in dividendi.

Oltre i bonus esplodono anche i dividendi

Ma non sono solo le retribuzioni dei e delle manager a evidenziare profonde disparità nella redistribuzione dei guadagni conseguiti dalle società. Lo studio sottolinea infatti che gli utili delle imprese e le distribuzioni di capitale agli azionisti sono rimasti a un livello molto alto e hanno quasi replicato i valori dell’anno record 2021.

L’anno scorso, gli azionisti delle 34 società quotate in borsa hanno ricevuto un totale di circa 76 miliardi di franchi e tra di esse si sono distinte Nestlé, Novartis, Roche e UBS, con distribuzioni totali di oltre 50 miliardi di franchi. Non a caso proprio queste quattro multinazionali elvetiche figurano tra le prime dieci in termini di divario salariale.

I e le dipendenti per contro non hanno approfittato – o lo hanno fatto in misura trascurabile – degli utili conseguite dalle aziende in cui svolgono la loro attività, in particolare quelli con gli stipendi più bassi. L’aumento nominale di appena l’1% per l’esercizio 2022 corrisponde più o meno all’aumento della produttività del lavoro, ma è ancora ben al di sotto dell’inflazione (2,8% l’anno scorso in Svizzera).

Salari fermi per i meno fortunati

Nella metà delle aziende considerate, i e le dipendenti meno pagati non guadagnano nemmeno 4’000 franchi al mese. Una cifra che, secondo quanto osserva Unia, non consente di arrivare con agio alla fine del mese e preclude la possibilità di svolgere attività ricreative o d’intrattenimento nel tempo libero a una fetta consistente di salariati e salariate, con conseguente rischi di porli al margine della società.

In una prospettiva più larga va sottolineato che da alcune statistiche risulta che le famiglie con un reddito mensile lordo inferiore a 5’000 franchi non possono risparmiare denaro. La stagnazione dei salari, che anche dopo i recenti aumenti accordati dai datori di lavoro non hanno comunque compensato (soprattutto in termini reali) il forte incremento dell’inflazione, è un fenomeno preoccupante anche nella Confederazione.

Gli affitti, sulla scia della ripresa dei tassi di interesse, sono destinati ad aumentare, così come i premi delle assicurazioni sanitarie obbligatorie, che per il secondo anno consecutivo, nel 2024 saliranno sensibilmente, secondo quanto indicano le stime delle stesse casse malati. Inutile dire che, viste le tendenze in atto, le conseguenze si preannunciano particolarmente pesanti per i lavoratori a basso reddito, che occupano circa 320’000 impieghi, ovvero circa il 12% della popolazione attiva.

Iniziative sottoposte alle urne

Su questo tema occorre comunque osservare che nel novembre 2013 la popolazione svizzera ha rigettato alle urne, con il 65,3% dei voti contrari, un’iniziativa – denominata “1:12 – per salari equi” – lanciata dai Giovani socialisti che intendeva porre un tetto alle retribuzioni dei manager pari a 12 volte lo stipendio più basso versato nella stessa azienda.

Maggiore fortuna ha avuto invece la cosiddetta iniziativa Minder (“contro le retribuzioni abusive”), accettata da popolo e Cantoni otto mesi prima, che, pur non fissando soglie legali, ha vincolato l’attribuzione dei bonus dei dirigenti al voto dell’assemblea degli azionisti. Da parte sua il sindacato Unia osserva che mentre le remunerazioni dei manager, prima della distribuzione dei bonus, sono progredite per lo meno in maniera proporzionale all’inflazione, gli stipendi più bassi non hanno ottenuto analoghe compensazioni e attualmente sono a livelli inferiori al 2017.  

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