Conza della Campania fu tra i paesi più colpiti dal terremoto del 23 novembre 1980 che distrusse parte dell’Italia meridionale e fece quasi tremila morti.
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Mario Messina, Rsinews
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“Ero stato eletto sindaco di Conza della Campania nel luglio del 1980, quattro mesi prima di quel fatidico terremoto. Ma fu solo quella sera di novembre, quando di Conza non rimaneva più nulla, che mi resi conto che il sindaco ero io e che spettava a me prendere decisioni”. Oggi Felice Imbriani di anni ne ha 70, ma il ricordo di quel giorno è ancora vivido nella sua mente.
Quel giorno era il 23 novembre 1980. Alle 19.34 la terra cominciò a tremare in tutta l’Irpinia. Il sisma, di magnitudo 6,9 della scala Richter, fece 2’914 morti, 8’848 feriti e circa 280’000 sfollati.
Alcuni paesi furono completamente rasi al suolo. Conza fu uno di questi. “Ricostruire era impossibile – racconta Luigi Ciccone, attuale sindaco di Conza della Campania – dunque l’amministrazione dell’epoca fu costretta a chiedere la costruzione di una nuova città a valle”.
A 40 anni dal sisma, nell’anno dell’emergenza Covid-19 che ha reso impossibile l’organizzazione di manifestazioni in ricordo delle vittime della tragedia, la storia di un paese dell’Italia del Sud che, distrutta dal sisma, è rinata dalle sue ceneri… qualche chilometro più in là.
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