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Dati personali finiti in ambienti criminali a Zurigo

Vicenda imbarazzante per la ministra zurighese Jacqueline Fehr
Vicenda imbarazzante per la ministra zurighese Jacqueline Fehr © Keystone / Ennio Leanza

Gli inquirenti indagano su una fuga di informazioni sensibili dal Dipartimento di giustizia zurighese. Chiesta una commissione d’inchiesta per far luce sulle presunte negligenze di responsabili cantonali.

Perizie psichiatriche su persone oggetto di procedimento penale, numeri di telefono privati di procuratori e agenti di polizia e documenti sulla pianificazione del nuovo centro di polizia e giustizia a Zurigo sono finiti in ambienti della droga e della prostituzione.

La sconcertante rivelazione è contenuta in un’interpellanza del deputato cantonale dell’UDC (destra) Valentin Landmann in cui si riferisce di hard disk in uso negli uffici di giustizia tra il 2006 e il 2012 che sarebbero stati smaltiti senza alcuna precauzione e finiti poi in mani sbagliate.

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Il Dipartimento di giustizia ha confermato una settimana fa “l’incidente”, annunciando che la falla è nota dal novembre 2020, quando è stata avviata un’istruttoria penale. Il Dipartimento ha inoltre commissionato una perizia amministrativa esterna su questa vicenda di cui martedì sono state rese note le conclusioni.

Le regole sono cambiate

Oggi, indica il rapporto, una fuga di dati sensibili dagli uffici coinvolti non sarebbe più possibile ma fino al 2014 le regole vigenti erano del tutto inadeguate. “Il modo in cui negli anni zero del Duemila sono stati smaltiti i supporti informatici della giustizia non può essere giustificato in nessun modo”, ha dichiarato davanti alla stampa la ministra cantonale Jacqueline Fehr (PS), responsabile di Dipartimento di giustizia zurighese.

“Si è trattato di un comportamento negligente e, nella migliore delle ipotesi, penalmente rilevante. Non sarebbe dovuto accadere”, ha aggiunto la consigliera di Stato.

L’intera vicenda ruota attorno ad un ex fornitore di servizi informatici, fratello del titolare di un bar zurighese al centro di diverse inchieste per traffico di droga. L’uomo incaricato di smaltire i computer avrebbe omesso di cancellare gli hard disk e il fratello avrebbe utilizzato quei dati, mettendoli anche a disposizione di terze persone, per mettere sotto pressione i procuratori che indagavano contro di lui.

Documenti distrutti nel 2019

Ma sono emersi anche ulteriori fatti che imbarazzano le autorità zurighesi. Dalla perizia esterna viene in particolare evidenziato che i protocolli sull’obbligo di cancellare i dati sottoscritti dalle autorità e dall’incaricato dello smaltimento sono stati distrutti nel 2019.

“Quell’azione è deplorevole e rende oggi ancor più difficile far luce sulla vicenda”, ha affermato Jacqueline Fehr, annunciando l’apertura di un nuovo procedimento penale relativo alla distruzione di quei documenti. E il Ministero pubblico ha da parte sua confermato in una nota che “indagini supplementari sono state avviate contro ignoti”.

Ma verosimilmente a dover rispondere politicamente di quest’ultima presunta inadempienza dovrebbe essere direttamente o indirettamente proprio la responsabile del Dipartimento di giustizia.

Non a caso, proprio a due mesi dalle prossime elezioni cantonali, l’UDC zurighese ha immediatamente chiesto l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta per fare piena luce sull’inopportuna diffusione di questi dati personali.

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