La paura di rimanere senza elettricità o riscaldamento quest’inverno ha dato il via a una vera e propria corsa all’acquisto di stufe, camini e cucine a legna. Un ritorno al passato, in qualche modo, per andare a sfruttare una fonte rinnovabile e a chilometro zero: il legno.
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La paura di rimanere al freddo spinge le vendite di stufe e camini, tanto da renderne difficile la fornitura. La grande richiesta in primis, ma anche il tipo di aziende produttrici, le difficoltà nel reperire alcune materie prime o componenti sono alcuni dei motivi che ne rallentano la disponibilità e i temi di consegna si allungano già ben oltre l’inverno, mentre i costi dei prodotti, ma anche delle procedure edilizie e delle installazioni a norma, aumentano.
“C’è un po’ di paura di rimanere senza i convenzionali metodi di riscaldamento e perciò la legna è tornata protagonista”, dice ai microfoni della Radiotelevisione della Svizzera italiana Carlo Sperolini esperto di stufe e camini. Lo conferma anche il suo omologo Gianluca Corbella: “Da quando lavoro non mi è mai successo di avere così tante richieste. Altri paesi europei, molto più dipendenti dal gas rispetto alla Svizzera si sono mossi molto prima e hanno comprato tutte le stufe dalle fabbriche costruttrici. E questo ha causato una carenza enorme”.
Se da una parte ci si preoccupa del riscaldamento, anche la carenza di elettricità non è da meno: se manca la corrente, non funziona la cucina. E questo pensiero fa sì che sempre più persone si decidano per un ritorno alle origini: cucinare con la legna. Le cucine a legna, inoltre, hanno una doppia funzione, poiché servono anche per scaldare gli ambienti.
Il legno, in Ticino (ma anche in Svizzera), è presente in grande abbondanza e il suo potenziale è attualmente sfruttato solo al 50%: si tratta di una fonte sostenibile, a chilometro zero e, grazie alle nuove tecnologie, anche “green”.
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