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Credit Suisse subisce nuovi crolli di utile, sanzioni per 23 dipendenti

Il logo della banca.
Inflitte "severe penalità monetarie" per un totale di circa 70 milioni di dollari, attraverso la cancellazione di bonus e la restituzione di compensi ricevuti. Keystone / Urs Flueeler

Il numero due bancario elvetico ha di nuovo subito le conseguenze del caso Archegos e Greensill nel secondo trimestre. L'utile netto si è attestato a 253 milioni di franchi, un calo del 78% rispetto agli 1,16 miliardi dello stesso periodo 2020. Pubblicata l'indagine indipendente sullo scandalo.

Nel primo trimestre Credit Suisse era finita nelle cifre rosse, con una contrazione di 252 milioni di franchi, a causa delle perdite causate dal fondo speculativo americano Archegos. Nel secondo trimestre il risultato ante imposte è sceso del 48% su base annua a 813 milioni di franchi. Quest’ultimo è l’unico dato che supera le previsioni degli analisti dell’agenzia AWP, che in media si attendevano una cifra di 745 milioni.

Colpe individuali per 23 dipendenti

La gigantesca perdita di circa 5 miliardi di franchi subita da Credit Suisse a causa della sua esposizione verso il fondo statunitense Archegos è imputabile alla “responsabilità individuale” di 23 individui: lo afferma un’indagine indipendente commissionata dalla banca. Queste persone hanno ignorato i segnali di allarme connessi alle scommesse dell’hedge fund dell’imprenditore Bill Hwang sul mercato azionario americano, senza peraltro agire in modo doloso o in malafede, ha stabilito l’inchiesta condotta dallo studio legale Paul, Weiss, Rifkind, Wharton & Garrison di New York, di cui Credit Suisse dà conto a margine dei risultati trimestrali.

A pagare per la voragine nei conti saranno quindi una ventina di collaboratori, nove dei quali sono stati licenziati. Sono state inflitte “severe penalità monetarie” per un totale di circa 70 milioni di dollari, attraverso la cancellazione di bonus e la restituzione di compensi ricevuti.

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L’indagine ha rilevato il fallimento di una efficace gestione del rischio – nelle cosiddette attività Prime Services della divisione investment banking – sia nelle prime che nelle seconde linee di difesa, afferma l’istituto. Problemi sono stati ravvisati anche nella trasmissione per via gerarchica delle informazioni sui rischi. Ma vi è stata anche “una carenza nel dare priorità alla mitigazione del rischio”, ad esempio in relazione alle scommesse di Archegos.

Le colpe restano comunque confinate al comportamento dei 23 dipendenti: quello di Archegos, evidenzia l’indagine, non è stato un caso “in cui l’architettura del controllo dei rischi e dei processi sia stata carente o i sistemi di rischio abbiano fallito nell’operare in modo sufficiente per identificare i rischi critici e le preoccupazioni correlate”. Per giungere alle loro conclusioni gli inquirenti si sono basati sull’audizione di 80 dipendenti, nonché sulla consultazione di milioni di dati e documenti.

“La banca ha già preso una serie di misure decisive per rafforzare il quadro di gestione dei rischi: siamo determinati a imparare tutte le lezioni necessarie e a migliorare ulteriormente le nostre funzioni di controllo, in modo da emergere ancora più forti”, afferma il presidente del consiglio di amministrazione António Horta-Osório, citato in una nota.

Archegos era il family office (cioè società che gestisce uno o più patrimoni familiari) del finanziere newyorkese di origine coreana Bill Hwang. Il fondo operava speculazioni con un patrimonio di decine di miliardi di dollari finanziato con crediti (qui entra in gioco Credit Suisse, la banca che si è maggiormente scottata insieme alla giapponese Nomura) e assicurato attraverso azioni. Quando alcuni di questi titoli scese bruscamente Archegos si trovò incapace di far fronte agli impegni. Il 26 marzo 2021 è stata dichiarata l’insolvenza. Stando ai media americani le perdite complessive per le entità coinvolte superano i 10 miliardi di dollari.
 

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