Fine delle restrizioni ai viaggi in Cina.
Keystone / Mark R. Cristino
Nessuna misura particolare per il momento negli aeroporti elvetici nei confronti dei viaggiatori in arrivo dalla Cina.
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tvsvizzera.it/spal con Keystone-ATS
Le varianti del virus che circolano in Cina non rappresentano un pericolo per il sistema sanitario svizzero perché non sono diverse dalle nostre e non provocano un decorso più grave della malattia.
È quanto sostiene l’Ufficio federale di sanità pubblica che per il momento non intende imporre test Covid obbligatori sul traffico aereo, in vista della ripresa a fine mese dei voli provenienti dal Paese asiatico.
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Già dall’8 gennaio i cittadini e le cittadine del dragone, dopo un lungo isolamento imposto da Pechino, torneranno a viaggiare liberamente all’estero e a rientrare in patria senza quarantena. La revoca di queste restrizioni fa temere un’impennata dei contagi su scala internazionale, proprio come sta avvenendo in questi giorni in Cina.
Alcuni Paesi europei e anche asiatici hanno già introdotto l’obbligo del test per i cinesi in arrivo. L’Unione Europea ha inoltre raccomandato mercoledì ai suoi membri, al termine di una riunione cui ha partecipato anche una delegazione elvetica, di imporre il tampone nelle 48 ore che precedono la partenza.
Bruxelles sollecita pure a iniziare a fare tamponi rapidi a campione in aeroporto ai passeggeri in arrivo allo scopo di sequenziarli e vedere quali sono le varianti presenti. Sono raccomandazioni cui, almeno per ora, Berna non intende aderire.
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A quanto pare si tratta di un caso isolato: il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) non è a conoscenza di altri connazionali coinvolti in una situazione simile.
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