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Appalti pubblici, il prezzo non è tutto

operai al lavoro sui binari nella galleria del MOnte Ceneri
Sul cantiere della galleria di base del Monte Ceneri sono planati sospetti di infiltrazione mafiosa. Keystone
Le aziende straniere non potranno più giocare solo su prezzi più bassi per riuscire ad aggiudicarsi degli appalti pubblici in Svizzera.

In Svizzera le commesse pubbliche rappresentano un business da oltre 40 miliardi di franchi all’anno, pari al 6-7% del prodotto interno lordo. Un settore che fa gola a molte aziende, anche a ditte straniere agguerrite che possono a volte offrire prestazioni a prezzi stracciati rispetto alle concorrenti elvetiche.

Il governo ha così proposto una revisione totale della Legge federale sugli acquisti pubbliciCollegamento esterno, revisione arrivata mercoledì sui banchi del Consiglio nazionale (camera bassa del Parlamento). Uno degli obiettivi di questa riforma è di far sì che il prezzo non sia più l’unico criterio o il criterio preponderante per l’aggiudicazione di una commessa pubblica.

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In futuro per concedere un appalto bisognerà così tenere conto di altri elementi, come il rapporto qualità-prezzo, il rispetto delle condizioni di lavoro locali, l’innovazione e la sostenibilità.

“Per sostenibilità non si intendo solo il rispetto dell’ambiente, ma anche il fatto che un’azienda impieghi o meno apprendisti, quindi sia impegnata nella formazione”, ha spiegato il ministro delle finanze Ueli Maurer.

La revisione di legge include anche aspetti che dovrebbero agevolare le aziende provenienti da regioni linguistiche minoritarie, Svizzera francese e italiana. Secondo la commissione preparatoria, i bandi devono essere redatti almeno in due lingue ufficiali, mentre per le offerte sono ammissibili tutte le lingue ufficiali.

No a commesse ad aziende in odore di mafia

Il Consiglio nazionale ha inoltre accettato una proposta emanante dal parlamentare ticinese Fabio Regazzi che prevede la possibilità di escludere da una commessa pubblica un’azienda su cui pesano sospetti di mafia.

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La proposta del consigliere nazionale ticinese non “cade” dal cielo, ma si riferisce a un’esperienza concreta legata ai problemi in cui è incappata in Italia la società Condotte, ora sotto inchiesta nella Penisola per il versamento di tangenti, società che in passato si è aggiudicata commesse miliardarie in Ticino per la realizzazione del tunnel di base del Ceneri.

Nel 2008, in piena procedura di aggiudicazione di questi importanti lavori, Condotte SpA si era vista ritirare il certificato antimafia ed era stata oggetto di un’inchiesta per associazione mafiosa. Per Regazzi, aziende come Condotte non dovrebbero più partecipare ad appalti pubblici.

Il ministro Ueli Maurer avrebbe preferito la bocciatura della proposta Regazzi, sostenendo che la legge prevedeva già la possibilità di intervenire in questi casi, in caso per esempio di corruzione. Il deputato ticinese ha tuttavia messo in rilievo la situazione speciale del Ticino, chiedendo al ministro delle finanze se conoscesse la situazione italiana, il quale ha dovuto ammettere di conoscerla troppo poco.

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