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Banche venete, luce verde di Bruxelles al salvataggio

Keystone

Le attività di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza saranno cedute a Intesa San Paolo. Lo ha stabilito il decreto approvato, in una breve seduta domenicale, dal Consiglio dei ministri italiano nell’ambito della manovra di salvataggio dei due istituti di credito.

Nell’immediato il Tesoro mette a disposizione circa 5 miliardi di euro per assicurare l’apertura degli sportelli dei due istituti e procedere alla loro liquidazione coatta amministrativa, che consentirà di stabilizzare la situazione. Da parte sua Intesa assumerà al prezzo simbolico di 1 euro le parti sane mentre il contributo pubblico, come ha spiegato il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, potrà elevarsi fino a 17 miliardi di euro.

In fase di liquidazione sarà creata una bad bankCollegamento esterno pubblica verso cui saranno fatte confluire tutte le insolvenze, i crediti scaduti o inesigibili e i titoli spazzatura mentre le parti sane, come detto, saranno assunte da Intesa San Paolo. L’intervento ha ricevuto luce verde da Bruxelles e non avrà impatto sui conti dello Stato in quanto le cifre indicate rientrano nelle risorse (20 miliardi) stanziate a Natale dal decreto salva-banche. Il governo, ha sottolineato in proposito il ministro dell’economia, “ha utilizzato le regole europee nel miglior modo possibile” ed “è stato evitato lo spezzatino”.

Le cifre dell’operazione
Più di 6’100 sportelli e oltre 100 mila lavoratori: sono queste le dimensioni del gruppo che nascerà con l’acquisto da parte della banca italiana Intesa San Paolo di Popolare Vicenza e Veneto Banca. Un’operazione alla cifra simbolica di un euro per il colosso di Ca’ de Sass ma che metterà in moto in realtà diversi miliardi. 

Quelli che il governo italiano impegna subito sono 4,785 come anticipo cassa e per gestire il pacchetto dei circa 4’000 prepensionamenti e 400 milioni che servono come ‘fair value’ a garanzie che potranno raggiungere fino a 12 miliardi. C’è poi il nodo degli sportelli che in qualche provincia dovranno essere ridotti per evitare concentrazioni superiori a quelle consentite dal mercato: ne dovranno scomparire circa 600.

“L’Italia considera l’aiuto di Stato necessario ad evitare turbolenze economiche nel Veneto”, ha commentato la commissaria per la concorrenza Margrethe Vestager. Il decreto consentirà infatti di mettere in sicurezza 50 miliardi di risparmi e di tutelare 2 milioni di clienti, tra cui 200’000 piccole e medie imprese.Quindi non cambierà nulla per correntisti e obbligazionisti senior e le due banche continueranno ad operare sotto i rispettivi marchi e nelle attuali sedi all’interno del gruppo Intesa San Paolo. Per le obbligazioni subordinate l’80 per cento sarà garantito dallo Stato mentre la quota restante competerà a Intesa che è disponibile a erogare a questo scopo fino a 60 milioni.

Ma non si tratta di un regalo, ha sottolineato il presidente dell’istituto Gian Maria Gros-Pietro: “Intesa Sanpaolo prende a suo carico una quantità di debiti e prende a proprio vantaggio la parte sana degli attivi che non è assolutamente sufficiente a pareggiare i passivi: questo è il motivo per cui occorre l’intervento dello Stato”.

Da parte sua la Banca d’Italia, per bocca del vice direttore generale Fabio Panetta, ha detto che è sbagliato dire che lo Stato ci perde in quest’operazione: “I 4,8 miliardi di esborso di cassa torneranno indietro con la vendita degli attivi. Lo Stato non ci perde, anticipa una somma e aspetta il rientro”. E riguardo ai 17 miliardi garantiti dallo Stato sono “una cifra che non esiste”, che comprende garanzie che non saranno attivate.

 

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