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Circa il 3% degli adolescenti svizzeri è dipendente dai videogiochi

La dipendenza da videogame tocca in maniera uguale ragazzi e ragazze, mentre per quanto concerne le reti sociali quest'ultime sono di più a farne un uso problematico. © Keystone / Peter Klaunzer

La prima indagine nazionale di questo tipo ha rivelato che circa il 3% dei quindicenni ha un rapporto problematico con i videogiochi.

Questo contenuto è stato pubblicato il 08 maggio 2023 - 14:56
tvsvizzera.it/mar/Keystone-ATS

Secondo i risultati dello studio Health Behaviour in School-aged Children, pubblicato lunedì da Dipendenze Svizzera e che per la prima volta ha analizzato l'uso dei videogame, il 31% dei ragazzi di 15 anni e il 5% delle ragazze di 15 anni gioca quotidianamente con i videogiochi online.

Per valutare l'uso problematico, sono state poste ai giovani di questa età dieci domande del test sul disturbo da gioco in Internet (IGDT-10). Le domande includevano il tentativo di passare meno tempo a giocare con i videogiochi senza riuscirci, l'uso dei videogiochi per sfuggire a sentimenti negativi o le bugie alla famiglia o agli amici riguardo al gioco. L'uso è considerato problematico quando la risposta a cinque (o più) delle domande è "spesso". Su questa base, la proporzione di giocatori quindicenni maschi e femmine con un uso problematico è stimata intorno al 3%; il tasso è simile per ragazze e ragazzi.

L'uso problematico può, in alcuni casi, indicare un disturbo da dipendenza. Il disturbo da uso di videogiochi è incluso nella lista delle patologie mentali dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.

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Media sociali

Il rapporto ha anche rivelato che otto ragazzi su dieci e nove ragazze su dieci di 15 anni utilizzano quotidianamente social network come WhatsApp, Snapchat, TikTok o Instagram. Una minoranza significativa di loro ne fa un "uso problematico", secondo Dipendenze Svizzera.

Secondo la Social Media Disorder Scale (SMDS), l'uso problematico dei social network in Svizzera riguardava il 4% dei ragazzi di 15 anni e il 10% delle ragazze nel 2022. Si tratta di quasi il doppio rispetto all'ultima indagine del 2018. Gli autori dello studio attribuiscono questo aumento alle particolari circostanze della pandemia al momento dell'indagine.

Per la ricerca sono stati intervistati 9'345 giovani di età compresa tra gli 11 e i 15 anni. 

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