Cinquemila franchi ai frontalieri che si trasferiscono in Svizzera
Iniziativa singolare di un imprenditore del canton Neuchâtel che offre un incentivo economico alle sue e ai suoi dipendenti francesi che decidono di venire a stabilirsi in Svizzera. L’iniziativa non ha però riscontrato finora un grande successo.
L’imprenditore David Millet, riferisce il quotidiano locale Archinfo, è un francese originario di Besançon (dipartimento del Doubs) che ha scelto di vivere nella Confederazione dieci anni or sono e non intende tornare sui suoi passi: “Il sistema è più chiaro in Svizzera e l’offerta culturale è molto più ricca nel cantone di Neuchâtel che nell’Haut-Doubs”. “Mi piace l’atmosfera, la coesione sociale… mi sento molto a mio agio qui”.
Il direttore di Conceptools/Innotools, ditta specializzata nella progettazione e produzione di utensili da taglio trasferitasi in aprile da Le Locle a Les Brenets, vorrebbe che il maggior numero possibile di dipendenti non debba più attraversare il confine per recarsi al lavoro.
Dei circa trenta collaboratori dell’azienda, il 50% vive in Francia e tutti hanno ricevuto la guida “Capire la Svizzera”, offerta dall’azienda. Ma per quanto il dirigente spinga, anche in termini economici, per la soluzione elvetica, finora nessuno dei “suoi” dipendenti residenti in Francia ha ancora deciso di trasferirsi.
Le testimonianze del personale
Le testimonianze su questo punto raccolte dalla testata romanda sono variegate. Per Laura, contabile e assistente alle risorse umane da tre anni, il cambio di domicilio non appare possibile. “Io e mio marito volevamo diventare proprietari di una casa e in Svizzera il contributo finanziario richiesto è molto più alto, quindi non avevamo scelta. Abbiamo fatto costruire l’abitazione in Francia, i nostri due figli vanno a scuola lì e oggi la questione non si pone più”.
Lo stesso vale per Kevin, 35 anni, da undici anni responsabile delle vendite dell’azienda. Originario di Vercel, a 45 chilometri da Les Brenets, anche lui non ha intenzione di trasferirsi nel canton Neuchâtel poiché “io e mia moglie siamo molto legati al nostro villaggio natale. Siamo cresciuti lì e mia moglie, medico di base, ha rilevato lo studio del padre. I nostri tre figli vanno a scuola sul posto. Abbiamo costruito la nostra casa cinque anni or sono… Ci sarebbero troppi cambiamenti”.
Le case sarebbero probabilmente diverse, osserva il frontaliere, se non avesse una famiglia: “Ci penserei, sarebbe diverso. Apprezzo la qualità della vita nella Confederazione: compro lì la carne, che trovo migliore, e anche se siamo franco-comtois, è a La Chaux-du-Milieu che compro la fondue”, dice.
Non c’entra il costo della vita
In ogni caso l’imprenditore attaccato alla Confederazione non ritiene che il costo della vita elvetico sia un fattore determinante nella scelta. Anche i frontalieri, sottolinea, “pagano molto per l’assicurazione sanitaria, che rappresenta circa l’8% del loro stipendio. E, a seconda del loro salario, la quota può raggiungere o addirittura superare il costo della cassa elvetica”.
Inoltre, insiste, ci sarebbe un netto guadagno in termini di qualità della vita. “Vivendo sul posto, si guadagna un’ora di spostamento al giorno e con 2’000 chilometri in meno al mese si risparmiano, nel suo caso, circa tre rifornimenti dell’auto”, Senza contare l’usura della vettura e i pasti consumati fuori casa.
A incidere sono piuttosto i legami familiari. “Le persone non vogliono lasciare le loro famiglie e i loro amici, sono legate alla loro regione”, aggiunge il dirigente francese, secondo cui a pesare sono anche le questioni della scolarizzazione dei bambini e il problema del doposcuola, “che in Svizzera è saturo”. Da parte sua il Canton Neuchâtel aiuta le giovani imprese e si aspetta che favoriamo la manodopera elvetica, sottolinea sempre David Millet.
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