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Cinquant’anni fa la prima vittima dell’eroina in Svizzera

tavolo con siringhe e cucchiaini
Scene di ordinaria quotidianità nel 1991 al Platzspitz di Zurigo. Keystone / Karl-heinz Hug

Correva l'anno 1972 e sulla scia dei movimenti di contestazione e della controcultura giovanile marijuana, LSD e droghe pesanti si erano ormai ampiamente diffuse in Europa Occidentale. La dipendenza da eroina divenne però presto un problema sociale, che la Svizzera affrontò in maniera piuttosto innovativa.

Sintetizzata nel 1897 dal chimico tedesco Felix Hoffmann e poi commercializzata dall’azienda per cui lavorava, la Bayer, l’eroina è stato a lungo un medicinale venduto liberamente nelle farmacie di tutto il mondo. Presto, però, ci si rese conto che il costo sociale di questo derivato della morfina era ben superiore all’effetto terapeutico. Così nel 1925 gli Stati Uniti ne proibirono la produzione, la vendita e l’importazione, seguiti via via dagli altri Paesi del mondo. Sempre nel 1925, venne firmata a Ginevra la Convenzione internazionale dell’oppio a cui aderirono molti Stati.

Dopo essere stato uno dei farmaci più venduti in assoluto all’inizio del XX secolo, l’eroina – malgrado i divieti – tornò prepotentemente sotto i riflettori a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta. “Dopo il 1968 – scrive il Dizionario storico della SvizzeraCollegamento esterno – nel mondo della cultura giovanile il consumo di droga andò assumendo sempre più il carattere di espressione della propria personalità e di opposizione a una società dominata dalla razionalità e dall’efficienza, ritenuta a sua volta intossicata dal consumismo”.

Oltre 400 morti all’anni all’inizio degli anni Novanta

E con la diffusione dell’eroina si iniziarono a registrare le prime vittime. In Svizzera la prima overdose ‘ufficiale’ avvenne proprio cinquant’anni fa. Negli anni successivi, la situazione sfuggì ad ogni controllo. All’inizio degli anni Novanta, la statistica dei morti per droga assomigliava a un bollettino di guerra: oltre 400 vittime all’anno.

All’inizio, la politica in materia di stupefacenti fu orientata a un approccio proibizionista e astensionista. Poi, di fronte all’insuccesso di questa strategia, soprattutto le grandi città svizzere reagirono imprimendo una svolta più permissiva. Nacquero così le cosiddette “scene aperte” della droga. Il Platzspitz di Zurigo, un parco a due passi dalla stazione centrale, divenne una sorta di girone dantesco e un immenso supermercato della droga dove ci si veniva a rifornire dai quattro angoli della Svizzera.

All’inizio degli anni Novanta, queste scene aperte furono sgomberate. Il cambiamento di rotta fu però accompagnato da una politica della droga rivoluzionaria per quegli anni: la cosiddetta politica dei quattro pilastri. Una strategia che si articolava e si articola tuttora attorno appunto a quattro assi, ovvero prevenzione, terapia, riduzione dei danni, controllo e repressione. Questa politica ha poi portato alla distribuzione controllata di eroina, accettata in votazione popolare nel 1999.

L’approccio svizzero, che ha suscitato grande interesse a livello internazionale, ha permesso da un lato di ridurre drasticamente il numero di vittime (oggi tra 100 e 150 persone muoiono ogni anno per consumo di droga), dall’altro di arginare i numerosi danni collaterali (criminalità, prostituzione, disadattamento sociale, malattie…).

In questo approfondimento, la Radiotelevisione Svizzera ripercorre questi 50 anni di storia in Ticino:

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