Chiuse molte piste di sci ma i prezzi elevati fanno tornare i conti
Che la mancanza di neve, a causa delle temperature miti che hanno caratterizzato il periodo natalizio, si sarebbe riflettuta sui conti delle stazioni sciistiche, lo si sapeva già. Sono infatti numerosi gli impianti di risalita che sono stati chiusi (totalmente o parzialmente) in questi giorni, tra cui quello grigionese di Splügen-Tambo che ha dovuto sospendere l'attività. L'abbondante acqua derivante dallo scioglimento del manto bianco non consente di battere le piste.
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tvsvizzera.it/spal con Keystone-ATS
In rinomate località invernali come Arosa-Lenzerheide, Laax o Davos-Klosters è agibile solo la metà delle piste e nei comprensori di medie dimensioni, come Savognin o Obersaxen, l’offerta è ancora più ridotta. In Ticino resiste praticamente solo Airolo-Pesciüm.
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Sulle piste elvetiche l’affluenza è quindi calata in generale del 24% e il fatturato del 9% nella prima parte della stagione invernale (fino a fine dicembre), rispetto allo stesso periodo del 2021/22, che era stato peraltro molto buono a nord della Alpi (ma estremamente negativo nella Svizzera Italiana).
L’associazione di categoria Funivie svizzere, che ha diffuso queste cifre) attribuisce la partenza stagionale “modesta” alle elevate temperature, che hanno pregiudicato l’attività di molti impianti alle quote più basse, ma anche a ragioni di calendario: quest’anno diversi giorni festivi sono infatti caduti nei fine settimana.
I numeri sono comunque più confortanti nel raffronto quinquennale. Rispetto alla media degli ultimi cinque anni il calo degli sciatori e delle sciatrici è stato dell’11%, mentre a livello di ricavi la contrazione si è limitata all’1%, dato questo che testimonia il sensibile aumento dei prezzi che ha contribuito a contenere le perdite. Sui comprensori al di sopra dei 2’000 metri di altitudine si è addirittura riscontrato un incremento delle presenze e degli incassi.
Per gli operatori del settore questa evoluzione dimostra che “le stazioni sciistiche ad alta quota e con un buon innevamento artificiale possono ottenere ottimi risultati anche in inverni miti”. Gli impianti meno elevati hanno infatti visto ridursi gli ingressi, sempre nello stesso periodo, di oltre il 30% e il fatturato del 10%.
A livello regionale si distingue il Ticino che hanno visto lievitare del 270% le presenze e del 4% gli incassi (ma 12 mesi fa non c’era neve sul versante alpino meridionale).
Il segno meno accomuna tutte le principali regioni sciistiche elvetiche, vale a dire Vallese (rispettivamente -21% e -8%), Grigioni (-19% e -6%) e Oberland bernese (-27% e -11%). Come accennato sopra però i numeri, al netto dell’eccezionale stagione passata, sono un po’ diversi.
Nel confronto con la media quinquennale il Ticino evidenzia un +2% delle presenze e -3% del fatturato, il Vallese va meglio (rispettivamente +5% e +9%), i Grigioni hanno un andamento in chiaroscuro (-7% e +6%) mentre va maluccio l’Oberland bernese (-21% e -14%).
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