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Cappuccetto a pois

Per un pugno di mirtilli

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“C’era una volta… una bambina chiamata Cappuccetto Rosso, così svagata e distratta che scambiò un lupo per la sua nonnina, così che il lupo se la mangiò in un boccone. Questo è ciò che “c’era una volta”, tanto tempo fa. Ma oggi, come si svolgerebbe la storiella che faceva spalancare gli occhi nella nostra infanzia?”

Così veniva presentata, nel 1969, la serie “Cappuccetto a pois”: un’antifiaba, nata per divertire e per prendersi gioco della fiaba originale. Per divertire con un linguaggio senza eccessi di perbenismo, di vezzeggiativi e di diminutivi, di cui spesso abbondano le fiabe. Nel segno di quei tempi, voleva denunciare, sorridendo, le ipocrisie celate nei racconti per l’infanzia. “Cappuccetto a pois” nasconde sotto il divertimento un’indiretta funzione educativa, per liberare i bambini dalle paure infantili e, sempre attraverso il divertimento, vedere una bambina moderna e coraggiosa vincere il Lupone. Pensando però anche all’adulto, al quale certo non sarà sfuggita allora l’ingenua ironia dell’antistoria di Cappuccetto Rosso.

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