Sono ufficialmente ricominciati sabato i lavori di ricostruzione a Bondo. Si tratta di un progetto tanto complesso quanto fondamentale per guarire le ferite lasciate dalla frana del 2017Collegamento esterno e proteggere i villaggi vicini e per il quale è stato stanziato un credito di 42 milioni di franchi.
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La scavatrice ha iniziato a smantellare gli argini provvisori per far spazio a quelli nuovi, tra Bondo e Promontogno. A dare via a quest’opera c’erano le autorità e gli ingegneri, come pure i rappresentanti della comunità locale: tutti loro insieme hanno elaborato il piano.
La strada cantonale passerà su un nuovo ponte, che si troverà alcuni metri sopra il livello attuale. La ragione: sotto il ponte ci vuole più spazio di sfiato in caso di eventuali nuovi scoscendimenti. Il bacino di contenimento sarà inoltre rinaturato.
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“Il progetto ha diversi aspetti innovativi e inediti. Da un canto abbiamo riunito varie discipline: dalla pianificazione ai partner tecnici, dagli aspetti urbanistici al dialogo con la comunità e dall’altra abbiamo inaugurato una nuova modalità di cooperazione fra comune, cantone e Confederazione”, spiega Katrin Schneeberger, direttrice dell’Ufficio federale dell’ambiente.
Una frana, però, non è solo un evento naturale, ma anche un test che mostra le debolezze umane e quelle delle infrastrutture. Per l’allora sindaca di Bondo e oggi consigliera nazionale Anna Giacometti l’inizio della ricostruzione è quindi un momento importante: “Ci vorranno almeno quattro anni per ricucire le ferite – almeno quelle materiali – provocate dalla frana del Cengalo.
La frana del pizzo Cengalo
Il 23 agosto 2017 si staccarono dal pizzo CengaloCollegamento esterno oltre tre milioni di metri cubi di materiale che travolsero il villaggio di Bondo e alcune frazioni adiacenti nella Val Bregaglia. Nella tragedia sono morti otto escursionisti, i cui corpi non sono mai stati ritrovati.
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