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Berna, dagli USA “insinuazioni inaccettabili”

Le diplomazie dei due paesi.
Riemergono pressioni e tensioni tra Berna e Washington. © Keystone / Jean-christophe Bott

Si intensificano le reazioni in Svizzera alle accuse lanciate giovedì dalla Commissione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Commissione USA Helsinki), un organo consultivo composto da membri del Congresso USA, contro la Svizzera per i suoi presunti legami stretti e privilegiati con il regime di Putin.

La Svizzera, ha voluto precisare il governo federale, applica tutte le sanzioni internazionali adottate in seguito all’aggressione della Russia contro l’Ucraina, respingendo le critiche di indulgenza nei confronti del Cremlino.

Il presidente della Confederazione Ignazio Cassis, informato in anticipo sulle accuse espresse nel corso della seduta della Commissione Helsinki, le ha discusse martedì 3 maggio con il segretario di Stato americano Antony Blinken, precisa in una presa di posizione scritta Berna.

Berna si attende correttivi

“Tenuto conto del fatto che la Svizzera ha adottato il regime di sanzioni dell’Unione europea nei confronti della Russia, siamo molto sorpresi dello svolgimento di tale briefing. Respingiamo queste insinuazioni politicamente inaccettabili e ci aspettiamo che le autorità americane le rettifichino immediatamente”, ha detto il consigliere federale ticinese a Blinken.

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“La Svizzera è molto spiacevolmente sorpresa che un tale briefing abbia luogo”, ha continuato il governo elvetico, sottolineando il fatto che nel confronto internazionale la Confederazione è posizionata molto bene in merito all’applicazione delle sanzioni finanziarie e di viaggio, che colpiscono 1’091 persone fisiche e 80 aziende legate al regime russo.

Nell’audizione online tenutasi giovedì la Commissione Helsinki diversi esperti si sono espressi severamente nei confronti della Svizzera. Tra di essi Bill Browder ha in particolare incolpato la giustizia elvetica di avere un approccio morbido nei confronti della criminalità finanziaria russa e si è detto stupito del fatto che la Confederazione abbia bloccato solo 7,5 miliardi di franchi sui circa 150-200 miliardi di fondi russi depositati nelle banche svizzere (secondo le stime dell’Associazione svizzera dei banchieri ASB). Motivi per i quali il finanziere e attivista politico anglo-americano ha invitato gli Stati Uniti a rivedere i termini della sua cooperazione con la Svizzera.

L’esperto di criminalità finanziaria e professore dell’Università di Basilea Mark Pieth, per il quale Berna difetta di coraggio, ha dichiarato che gli oligarchi hanno beni occultati in Svizzera attraverso le famigerate società “bucalettere” offshore costituite da avvocati che non sono obbligati a fornire informazioni.

Norme antiriciclaggio inadeguate

Per l’esperto anticorruzione è stata un errore la revisione della legge contro il riciclaggio, approvata dalle Camere federali nel marzo 2021, che è risultata annacquata e depotenziata rispetto alla proposta del governo dalla rinuncia di addossare ad avvocati, notai e consulenti l’obbligo di diligenza (sulla questione l’articolo esplicativo di swissinfo.ch). In sostanza questi ultimi non sono perseguibili penalmente in base alle nuove norme se spiegano come riciclare denaro senza partecipare materialmente alla transazione incriminata.

E rilievi non vengono risparmiati anche alla procura federale (il Ministero pubblico della Confederazione) che viene presa di mira in relazione alla sua applicazione delle procedure di assistenza giudiziaria tra la Svizzera e gli Stati Uniti.

La Commissione di Helsinki è un’agenzia indipendente del governo statunitense creata dal Congresso nel 1975 che ha lo scopo di promuovere il rispetto dell’Atto finale di Helsinki e altri impegni dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE).


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