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Berlusconi e i suoi esordi legati alla Svizzera

L'ultimo intervento (video) di Berlusconi al suo popolo Copyright 2023 The Associated Press. All Rights Reserved
Questo contenuto è stato pubblicato il 14 giugno 2023 - 11:36
tvsvizzera.it/spal con RSI

Le esequie di Silvio Berlusconi si celebrano oggi, mercoledì 14 giugno, nel Duomo di Milano alla presenza delle alte cariche dello Stato intervenute per l’omaggio all’ex presidente del Consiglio forzista. Ma non tutti sanno che all'origine dei suoi successi imprenditoriali hanno contribuito i finanziamenti provenienti dalla Svizzera.

A Milano 2, il grande progetto immobiliare alla periferia della metropoli lombarda che costituisce il primo grande successo imprenditoriale del Cavaliere negli anni Settanta.

Un’intuizione geniale e in controtendenza rispetto ai progetti dell’epoca, sottolinea ai microfoni della Radiotelevisione svizzera RSI Claudio Alessandrini, del Comitato di quartiere Milano 2. “Un concetto totalmente innovativo di smart-city in cui un pedone non incontra mai un’auto”. Bike-sharing gratuito e videosorveglianza attraverso la via cavo furono alcune peculiarità del progetto che precorsero i tempi.

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Ma su Segrate aleggiano anche gli interrogativi, mai del tutto risolti, sull’origine della sua folgorante carriera imprenditoriale, su cui non è risultata estranea la Confederazione. Si disse sostanzialmente che i soldi provenienti dalla Svizzera, sottolinea Gianni Barbacetto del Fatto Quotidiano, venivano da ricchi milanesi che avevano portato i loro risparmi oltre confine e che rientravano puntando su questo giovane imprenditore che poteva farli guadagnare con un promettente affare immobiliare.

Ma si è anche dipanata negli anni un’altra spiegazione più complessa che segue una pista siciliana. Si parlò di presunti investimenti di Cosa Nostra nelle attività di Berlusconi, un’accusa smentita dal Cavaliere e che non ha trovato riscontri a livello giudiziario.

Resta il dato di fatto incontrovertibile che il suo braccio destro Marcello Dell’Utri ha scontato cinque anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. Prima e dopo l’espiazione di questa pena, osserva in proposito sempre il giornalista del Fatto Quotidiano, “lo ha abbracciato e lo ha presentato come un suo grande amico” vittima di un sistema giudiziario deviato, invece di cacciarlo per aver compiuto cose penalmente rilevanti di cui lui non era stato messo a conoscenza. 

Fatti che però, sommati alle suoi inciampi giudiziari personali, non sembrano aver minimamente scalfito la sua immagine, soprattutto in patria, come testimoniano le cronache di queste ore.

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