Armi nucleari, la Svizzera sarà a Vienna e New York
Berna parteciperà alle prossime conferenze internazionali in cui si discuterà della proibizione e della non proliferazione degli ordigni atomici.
La Svizzera, paese neutrale e circondato per buona parte dalla Nato, come noto non dispone di ordigni nucleari. Ma per lungo tempo, soprattutto all’indomani del secondo conflitto mondiale, Berna ha tenuta aperta l’opzione di dotarsi di armi atomiche.
La questione fu affrontata in particolare nel settembre 1945 dalla commissione della difesa nazionale e due mesi dopo in una conferenza organizzata dal Dipartimento federale militare. Sempre su iniziativa del dipartimento il governo federale creò nel 1946 una commissione di studio incaricata di vagliare la possibilità di dotarsi della bomba nucleare.
Berna pensava alle armi nucleari
Negli anni ’50 la Confederazione si procurò, a titolo preventivo, 10 tonnellate di uranio come riserva per l’esercito. Con l’acuirsi della tensione internazionale durante la Guerra Fredda il governo accettò nel 1958 la proposta di inserire nel proprio armamento ordigni atomici e chiese al Dipartimento militare di approfondire le conseguenze di questa scelta ma la reazione di parte dell’opinione pubblica fu immediata e venne immediatamente lanciata un’iniziativa popolare per scongiurare l’escalation nucleare.
Sulla scia delle pressioni e del mutato contesto Berna firmò poi nel 1963 l’accordo per il blocco degli esperimenti nucleari e nel 1969 il trattato di non proliferazione nucleare e negli anni ’80 i progetti atomici vennero definitivamente abbandonati. Altri accordi successivi su punti specifici hanno visto l’adesione di Berna.
Adesione ai trattati internazionali
Nei prossimi mesi la Confederazione sarà confrontata con due appuntamenti internazionali che riguardano la questione nucleare.
La prossima settimana una delegazione elvetica parteciperà come Stato uditore alla prima conferenza dei 86 Stati aderenti al Trattato sulla proibizione di armi nucleari (Tpnw), tra cui figurano poche nazioni europee e nessuna di quelle di cui si sa che possiedono testate atomiche.
Il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (Tpnw) è stato stipulato dalle Nazioni Unite nel 2017 ed entrato in vigore il 22 gennaio 2021. Ad oggi il Tpnw è l’unico accordo internazionale che ha come obiettivo la messa al bando non solo dell’ utilizzo delle armi atomiche, ma anche di un’ampia gamma di attività a esse legate, tra cui la minaccia dell’uso, lo sviluppo, il possesso e lo stoccaggio.
In agosto sarà poi presente alla conferenza per la revisione del Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp) che si terrà a New York. Il documento, sottoscritto da 191 paesi tra cui le cinque potenze nucleari ufficiali (USA, Russia, Cina, Regno Unito, Francia), esiste da 50 anni e si fonda sui principi di non proliferazione di armi nucleari, disarmo nucleare e garanzia di uno uso pacifico dell’energia nucleare.
Al termine di questi incontri il governo federale si riserva di rivalutare la posizione della Confederazione, alla luce anche dei nuovi equilibri geopolitici che saranno ridisegnati dal conflitto in corso in Ucraina.
Il Trattato di non proliferazione, sottoscritto inizialmente nel 1968 da USA, Unione Sovietica e Regno Unito, proibisce agli Stati firmatari “non-nucleari” di procurarsi tali armamenti e agli Stati “nucleari” di trasferire a chicchessia armi nucleari o altri congegni nucleari esplosivi. Inoltre il trasferimento di tecnologie nucleari per scopi pacifici (ad esempio per la produzione elettrica) deve avvenire sotto il controllo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea).
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