Anche gli svizzeri scelgono di fare i frontalieri
Sempre più residenti ticinesi si trasferiscono oltre confine. La testimonianza: "Spese giù dell'80% e niente cassa malati, metto via metà dello stipendio. E mi sono comprata casa: qui non avrei potuto".
In Ticino sempre più residenti decidono di trasferirsi oltre confine diventando frontalieri. È quanto emerge da un primo studio. Sulle cause al momento non si può andare oltre le ipotesi, le banche dati però forniscono un identikit di chi decide di lasciare il cantone. Non si tratta di un fenomeno del quale non si è mai parlato, ma per la prima volta ci sono dei numeri che quantificano gli spostamenti a cavallo del confine. Gli anni attualmente considerati sono sette (dal 2013 al 2019).
Quello che emerge è che il Ticino piace sempre meno e nel 2019 c’è addirittura stato il sorpasso tra chi ha lasciato il cantone e chi invece ci si è trasferito.
“Esatto. Poi abbiamo visto questa inversione. Quindi nel 2019 sono di più le persone che da residenti diventano frontalieri, rispetto alle persone che da frontalieri diventano residenti – spiega Francesco Giudici, responsabile del settore società all’Ufficio cantonale di statistica -. Difficile capire i motivi, perché non abbiamo dati che permettano di dire con precisione quali siano i motivi personali che portano a queste scelte. Abbiamo fatto alcune ipotesi. Una di queste è sicuramente il minor costo della vita in Italia, legato al fatto che, ad esempio, non vi è l’obbligo di pagare una cassa malati. E abbiamo pensato anche all’acquisto di una casa. È più facile accedere al mercato in Italia, rispetto al Ticino”.
Siete riusciti a identificare alcune caratteristiche di chi decide di intraprendere questo passo?
“Tra le persone che, da residenti sono divenute frontaliere, c’è stato un aumento soprattutto degli stranieri con più di 40 anni, ma soprattutto ex residenti nel Mendrisiotto. Si può ipotizzare che si tratta di persone arrivate in Ticino, quindi residenti, ma che sono rimaste straniere, quindi non hanno richiesto la nazionalità. E il dato che può far pensare che sia un ritorno è il fatto che sono persone con più di 40 anni, quindi si può ipotizzare che, dopo una prima esperienza lavorativa, hanno deciso di ritornare in Italia di nuovo anche lì, ipotizzando, che è più facile comprare una prima casa al momento che si mette su famiglia”.
I residenti divenuti frontalieri, in pochi anni, sono passati dagli 800 del 2013 ai 1’200 del 2019. Se guardiamo quanti di loro hanno il passaporto rossocrociato: nel 2013 erano 300, nel 2019 sono diventati 350. Lo studio al momento è fermo al 2019 per problemi tecnici, ma l’intenzione è di analizzare anche gli ultimi anni e aggiungere informazioni sulle professioni svolte.
La testimonianza
Ma cosa realmente spinge una persona a trasferirsi oltre confine? La RSI lo ha chiesto a Linda, una giovane ticinese che ha deciso di vivere in Italia e diventare così una frontaliera. Questa la sua testimonianza.
“Vivere ad Arbedo era bello, mi piaceva. Lo sento il mio paese, mi sono sempre sentita un’arbedese. Per me è il posto migliore dove vivere. Nel 2019 ho conosciuto quello che adesso è mio marito, Fabio, e poi è arrivato il lockdown, per cui tre mesi separati senza poterci vedere… L’idea di trasferirmi in Italia è nata perché, inizialmente, per qualche mese lui è venuto a vivere ad Arbedo, ma ai tempi lavorava in un ristorante in cucina, per cui faceva degli orari complicati e diventava veramente un po’ complicato fare avanti e indietro da Bellinzona a Milano. Era pesante anche a livello economico.
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Comunque con il suo stipendio italiano si faceva un po’ fatica, per cui abbiamo pensato che l’unica soluzione era che mi trasferissi io in Italia. Mi ricordo che un giorno mi ha mandato un link di un appartamento che si era liberato a Cantello, dove abitavamo prima. Ci è piaciuto e da lì abbiamo preso la decisione.
“È cambiato tutto, riesco a mettere via quasi il 50% del mio stipendio”.
A livello economico è cambiato tutto. Praticamente ho cambiato vita. Prima non riuscivo a mettere via niente e quel qualcosa che mettevo via, poi lo usavo per pagare le imposte. In percentuale riesco a mettere via quasi il 50% del mio stipendio. Non tutti i mesi, però sì. E le spese sono diminuite anche del 70-80%. Già solo togliendo la cassa malati è tantissimo. Mi ha permesso di comprare casa, cosa che finché vivevo in Svizzera non sarei mai riuscita a fare.
O forse ci sarei riuscita a 60 anni, grazie al secondo pilastro. Sapendo quanto hanno pagato degli appartamenti, persone che conosco, più o meno della stessa grandezza e sapendo quello che l’abbiamo pagato noi, direi un quarto, forse un terzo del prezzo che si paga in Svizzera. Secondo me la gente se ne va per questioni economiche, perché è difficilissimo poter vivere in Svizzera con gli stipendi ticinesi.
“In tanti esprimono un giudizio negativo come se stessi facendo chissà che cosa. Io comunque vado avanti, non mi sento di rubare il lavoro a nessuno”.
O si vive tutta la vita con l’acqua alla gola (come ho fatto fino a due anni fa), oppure, a un certo punto, penso che la gente inizia a pensare a delle alternative, come quella di trasferirsi in Italia. Io delle volte ho quasi ingiustamente vergogna a dire che mi sono trasferita in Italia. Tanta gente, poi, esprime il suo giudizio negativo come se stessi facendo chissà che cosa. Sempre la gente mi dice “frontaliera”, “magnaramina”, “vergognati”! Lo dicono “scherzando”, però lo sai che in realtà è quello che pensano.
Vabbé, fa niente, questo è il prezzo da pagare. Io comunque vado avanti. Io non mi sento di rubare il lavoro a nessuno, perché io mi sono diplomata in Svizzera. I miei genitori hanno sempre pagato le tasse in Svizzera, come ho sempre fatto io e i miei nonni. Mi fa un po’ male sapere che c’è gente che pensa questo di me. Ecco, sì, sono sicuramente felice della scelta che ho fatto adesso guardandomi alle spalle. A tornare indietro lo rifarei di sicuro”.
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