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Adozioni nello Sri Lanka: un sostegno a favore delle vittime

bambini su un altalena
Per troppo tempo, le autorità federali e cantonali hanno chiuso gli occhi sui problemi legati alle adozioni nello Sri Lanka. Oggi questi bambini strappati alle loro famiglie e al loro Paese possono contare su un sostegno per fare luce sul loro passato. Keystone / Eranga Jayawardena

Per un quarto di secolo, le adozioni da parte di coppie svizzere di bambini e bambine nello Sri Lanka sono state contraddistinte da numerose irregolarità, senza che le autorità elvetiche intervenissero. Confederazione e Cantoni sostengono ora un programma a sostegno delle persone adottate dello Sri Lanka nella ricerca delle loro origini.

Il progetto pilota, della durata di tre anni, vuole venire in aiuto a tutte quelle persone originarie dello Sri Lanka che tra l’inizio degli anni 1970 e la metà degli anni 1990 sono state adottate da coppie svizzere e che oggi vogliono fare luce sul loro passato.

La ministra svizzera di giustizia Karin Keller-Sutter, il presidente della Conferenza dei direttori cantonali di giustizia e polizia, Fredy Fässler, e la presidente dell’associazione “Back to the Roots”, Sarah Ineichen, hanno firmato lunedì a Berna una convenzione in tal senso.

L’associazione “Back to the Roots” sostiene nella ricerca delle loro identità queste persone provenienti dallo Sri Lanka. L’aiuto comprende, in particolare, informazioni sulle possibilità di ricerca delle origini, reperimento e consultazione di dossier in Svizzera e nello Sri Lanka, indica in una notaCollegamento esterno il Dipartimento federale di giustizia e polizia.

Il sostegno federale e cantonale è principalmente finanziario e ammonta al massimo a 250’000 franchi annui.

Il servizio sulla decisione odierna e la testimonianza di Celine Sithy Fässler, adottata nel 1982:

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Mancanze delle autorità

Nel dicembre 2020 il Governo svizzero ha pubblicato un rapporto in risposta a un postulatoCollegamento esterno della parlamentare socialista Rebecca Ruiz, in cui riconosceva le gravi mancanze delle autorità federali e cantonali nelle quasi 900 adozioni di bimbi dello Sri Lanka tra gli anni Settanta e Novanta. Esprimendo rammarico, il Governo ha assicurato agli adottati il sostegno nella ricerca delle origini e la verifica della prassi attuale in materia di adozioni.

In precedenza, il Governo aveva incaricato la Scuola universitaria di scienze applicate di Zurigo (ZHAW) di condurre uno studio da utilizzare come base per il rapporto del dicembre 2020 in adempimento del postulato. Prendendo atto di tale rapporto, ha poi chiesto alla ZHAW un lavoro di ricerca complementare sulle adozioni da altri dieci Paesi d’origine con l’obiettivo di verificare se vi sono indizi di irregolarità sistematiche. I risultati dovrebbero essere pubblicati entro la fine dell’anno, si sottolinea ancora nel comunicato.

Per quanto concerne le ricerche effettuate sullo Sri LankaCollegamento esterno, gli esperti della scuola zurighese sono giunti alla conclusione che le autorità elvetiche erano a conoscenza del fatto che le procedure di adozione erano “contraddistinte da diversi gradi di irregolarità, sia in Sri Lanka sia in Svizzera […], ma non hanno adottato le misure necessarie per risolvere la situazione”.

“Si cercavano più che altro dei bambini per i genitori e non dei genitori per i bambini”, si legge ancora nel rapporto.

Dai documenti falsi alla tratta di minori

Le irregolarità emerse durante queste procedure di adozione sono numerose: si va dai documenti falsi nei fascicoli a donne ingaggiate per fingere di essere le madri biologiche e dare il consenso all’adozione davanti a un giudice in cambio di qualche dollaro, fino al traffico di minori, ai rapimenti e a vere e proprie ‘fattorie di bebè’, dove le donne venivano private della loro libertà e costrette a partorire bambini che poi venivano portati via.

Oltre agli intermediari locali, a svolgere un ruolo importante in questo traffico sono state anche personalità svizzere, ad esempio una donna residente nel Canton San Gallo, “figura chiave in Svizzera per quanto riguarda le adozioni di minori dallo Sri Lanka”, legate alle reti di trafficanti di bambini.

Come detto, già all’epoca nella Confederazione si sapeva che le adozioni nello Sri Lanka erano altamente problematiche, ma in sostanza tutti hanno giocato allo scaricabarile: “Nessuna autorità lo considerava [questo tema] infatti di propria competenza”.

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