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Il commercio online sempre più su

L'anno scorso, i consumatori svizzeri hanno comprato merci su internet per un valore di 8,6 miliardi di franchi. La progressione è stata del 10%.

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Dall’inizio del decennio, le ordinazioni online hanno fatto registrare un aumento di oltre un terzo, stando alle cifre rese note martedì dall’ l’Associazione svizzera di vendita per corrispondenzaCollegamento esterno (VSV), che ha pubblicato uno studio condotto insieme all’istituto di ricerche di mercato GfK e alla Posta

I rami più importanti dell’e-commerce elvetico sono l’elettronica (2 miliardi) e gli indumenti e calzature (1,6 miliardi). Nel settore non alimentare, il commercio online detiene ormai una quota di mercato del 14,2% (nel 2016 era del 12,5%). Le conseguenze di questa evoluzione sono assai importanti: secondo gli autori della ricerca, dal 2010 il settore non alimentare classico ha perso quasi otto miliardi di ricavi.

Navigando su internet, i consumatori svizzeri riescono a volte a risparmiare. Vi è tuttavia un problema, rilevano le associazioni dei consumatori, ossia che effettuare acquisti all’estero – su siti che propongono prezzi decisamente inferiori a quelli elvetici – è impossibile per via del ‘geoblocking’:

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Se elettronica e indumenti sembrano avere il vento in poppa, non altrettanto si può dire per l’acquisto di generi alimentari: nel 2017 il fatturato è stato di 910 milioni, 20 in più rispetto all’anno precedente. La quota di mercato è del 2,3%. Tuttavia, gli svizzeri comprano più prodotti agroalimentari rispetto ai vicini europei, spiega Carlo Terreni, presidente di NettCommSuisse, l’associazione del commercio online:

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Un altro dato importante è che gli acquisti crescono in modo molto più marcato all’estero. L’anno scorso la crescita è infatti stata del 23% a 1,6 miliardi di franchi. Una tendenza che secondo la VSV proseguirà: nei prossimi tre anni la progressione sul mercato estero dovrebbe continuare a fare registrare una crescita simile. In particolare, l’associazione prevede un forte aumento dell’import dalla Cina.

L’evoluzione non promette nulla di buona per il commercio tradizionale. Nei prossimi anni si assisterà a un’ondata di chiusure di negozi, anche di quelli situati nei luoghi più favorevoli, ha riassunto il presidente della VSV Patrick Kessler.

Uno scenario che si sta già verificando in altre regioni del mondo, in particolare negli Stati Uniti, dove molti centri commerciali situati nelle periferie sembrano ormai condannati. Il servizio del corrispondente della RSI Andrea Vosti:

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