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Pedofilo condannato a 16 anni di carcere

Il pedofilo svizzero accusato di aver abusato sessualmente di oltre 80 bambini e ragazzi adolescenti in Thailandia è stato condannato a 16 anni di prigione. Intanto il paese asiatico sta adottato nuove misure per combattere questo fenomeno.

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Il 73enne lucernese è stato condannato anche al pagamento di 360 aliquote giornaliere da 10 franchi. Se non verserà i 3600 franchi dovrà scontare un anno in più. Dovrà inoltre sottoporsi a una psicoterapia. Sarà anche obbligato a versare indennità per torto morale a tre vittime rappresentate al processo.

Quest’uomo “ha trattato le vittime come merce e come giocattoli sessuali”, ha commentato la presidente della Corte Frédérique Bütikofer Repond. I giudici hanno ritenuto alto il pericolo di recidiva. Hanno pure sottolineato la sua assenza di rimorsi e il tentativo di diffamare le vittime.

Solo sette di loro sono state identificate e soltanto tre sono state rappresentate da avvocati a questo processo. Una di esse figura in 300 immagini pornografiche ed è stata sottoposta ad abusi di diverso genere dai 10 ai 21 anni. Il tribunale ha condannato il 73enne a versare loro indennità per torto morale tra i 40 mila e i 50 mila franchi.

La maggior parte degli abusi sono avvenuti tra il 2002 e il 2013

Il lucernese invitava ragazzi poveri nella piscina di sua proprietà, lanciava loro monete e li esortava ad assumere pose oscene per foto e video. Poi li spingeva ad atti sessuali tra loro, con lui stesso o ancora con clienti europei del suo bar per omosessuali a Pattaya, che disponeva di camere ai piani superiori. Un buon numero delle sue prede erano adolescenti, ma c’erano anche bambini di 10 anni. Alcuni hanno subito abusi per un lungo periodo, a volte un decennio.

Vecchie condanne

L’uomo era già stato condannato per aver praticato sesso con minori nel 1980 nel canton Friburgo e nel 1991 in Vallese, prima di trasferirsi nel Paese del sud-est asiatico. Rintracciato in Thailandia, era stato ricondotto in Svizzera per scontare la pena. Era però ripartito per il “Paese dei sorrisi” nel 1996.

Nel novembre 2014, per timore di un procedimento della giustizia francese, era ripartito alla volta della Svizzera e aveva preso domicilio a Bulle, dove è anche riuscito abusivamente a farsi versare prestazioni complementari dall’AVS. Ha tuttavia attirato ugualmente l’attenzione della polizia e della magistratura, che nel febbraio 2015 lo ha fatto arrestare nella cittadina friburghese e lo ha poi rinviato a giudizio per gli atti commessi in Thailandia.

In questo Paese lo svizzero aveva creato un sistema di dipendenza, nel quale i genitori dei giovani malcapitati lavoravano per lui. Fungeva anche da “mediatore”, consegnando le proprie vittime ad altri pedofili europei, che a loro volta finanziavano ai ragazzi per esempio scuola e dentista.



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