A San Marino si vota sulla legalizzazione dell’aborto
Domenica sul Titano si tiene il referendum lanciato dall'Unione donne Sammarinesi.
Da quarant’anni l’aborto è una pratica consentita, a certe condizioni, in Italia, dopo che il 18 maggio 1981 le urne popolari confermarono – rigettando il referendum abrogativo lanciato dagli ambienti cattoliche conservatori – la Legge 194 votata tre anni prima dal parlamento.
Ma in mezzo al suo territorio, nella piccola Repubblica di San Marino, l’interruzione della gravidanza, analogamente ad altri Stati europei come Andorra, Malta, Liechtenstein, Città del Vaticano e, da ultimo, Polonia, resta un tabù.
Domenica però le cose potrebbero cambiare. Infatti i cittadini dell’antica Repubblica saranno chiamati ad esprimersi sul referendum promosso dall’Unione donne sammarinesi che prevede la legalizzazione dell’aborto entro le 12 settimane di gravidanza e anche oltre in caso di pericolo di vita per la madre o per gravi malformazioni del feto.
Oggi l’interruzione di gravidanza è un crimine, anche se chiesto in seguito a uno stupro, malformazione del feto o pericolo di vita. Le pene previste vanno dai sei mesi ai tre anni di carcere. Questo comporta il fatto che le donne costrette a interrompere la gravidanza devono fare capo agli ospedali della vicina Romagna.
Ma la battaglia si profila aperta, anche perché finora sono falliti tutti i tentativi di legalizzare l’aborto. Del resto fino al 2006 l’omosessualità era ancora reato sul Titano.
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