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A Campione si lotta per salvare il casinò

I dipendenti del casinò di Campione hanno dato vita negli scorsi giorni a una roulette umana di fronte alla sala da gioco per chiedere di salvarla dal fallimento. Intano il presidio in piazza continua. Solo un decreto del governo italiano può salvare la casa da gioco.

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Negli giorni scorsi i dipendenti del casinò si sono sdraiati per terra, in cerchio, disponendosi a forma di roulette, alternando una maglietta rossa e una nera, mentre uno di loro correva in tondo come una pallina. Poi si sono girati, mostrando sulle loro schiene le lettere che formavano la scritta “Salviamo Campione”.

“Il 27 luglio 2018 – scrivono i lavoratori lanciando il video del ‘social mob’ su Facebook e Youtube – tutto si è azzerato, la vita di più di 600 famiglie è stata messa in stand-by, niente lavoro… nessuna dignità. #salviamocampione siamo un casinò ufficiale: unico vero garante del gioco sicuro, responsabile e controllato”. Nei credits, alla voce cast, si legge “tutta la popolazione di Campione d’Italia”.

Il 7 agosto scorso circa seicento persone hanno sfilato in corteo per le strade di Campione d’Italia per protestare e chiedere la riapertura del Casinò, chiuso da quando, il 27 luglio scorso, è stato decretato il fallimento della casa di gestione.

Il comune non sta meglio

Giovedì 9 agosto il Comune di Campione d’Italia ha informato che procederà a deliberare “le eccedenze del personale in numero di 86 unità” su 102 dipendenti. Così la segretaria comunale Lucia Amato in una lettera inviata al Dipartimento della funzione pubblica a Roma e ai sindacati.

La comunicazione è una conseguenza della proclamazione – il 7 giugno scorso – dello stato di dissesto del Comune, provocato a sua volta dalla crisi finanziaria del Casinò, dichiarato poi fallito due settimane fa.

La normativa prevede che i comuni in stato di dissesto abbiano soltanto un dipendente ogni 150 abitanti, senza eccezioni: la quota di dipendenti comunali che spetta a Campione d’Italia è quindi di 16 dipendenti, contro un organico di 102. L’enclave italiana in territorio svizzero rappresenta infatti un unicum, con competenze ampliate rispetto ai normali Comuni, dovute soprattutto alla proprietà del Casinò.

Ora la situazione diventa particolarmente difficile: il Casinò è chiuso (con 500 dipendenti senza lavoro) e al momento non ci sono gli estremi legali per poter riaprire, nemmeno con la formula dell’esercizio provvisorio. Il Comune è al collasso finanziario, dovuto ai mancati versamenti delle quote da parte del Casinò, e i dipendenti sono senza stipendio da febbraio.

Da più parti, in questi giorni, si sono moltiplicate le richieste di un intervento del governo per poter sbloccare giuridicamente la situazione e poter, almeno, riaprire l’attività della casa da gioco.





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