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Non si placa la protesta in Tunisia

Le misure d’austerità varate dal governo e entrate in vigore all’inizio di quest’anno hanno acceso una miccia sociale nel paese.

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Per la terza notte consecutiva, Tunisi e diverse altre città del paese sono state teatro di violenti scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. Dall’inizio della protesta, lunedì, sono state arrestate oltre 500 persone.

I disordini avvengono a pochi giorni dal settimo anniversario della Rivoluzione dei Gelsomini (il dittatore Ben Alì fuggì dal paese il 14 gennaio 2001) e a qualche mese dalle elezioni municipali, attese da tempo.

Dopo anni di marasma economico e di assunzioni massicce nell’amministrazione pubblica, la Tunisia è confrontata con importanti difficoltà finanziarie. Il paese ha chiesto l’aiuto del Fondo monetario internazionale, che ha concesso 2,4 miliardi di euro su quattro anni in cambio di un programma di riduzione del deficit.

Il dinaro è crollato nei confronti del dollaro, l’inflazione ha superato il 6% alla fine del 2017 e il budget 2018 prevede nuove imposte e un aumento dell’IVA, ciò che rincara ulteriormente il costo della vita.

Per la politologa Olfa Lamloum, interpellato dall’Agence France Presse, “la nuova finanziaria è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso”.

“I giovani sono delusi dalla rivoluzione”, spiega, sottolineando che “le disuguaglianze sociali si sono amplificate”: aumento del tasso di povertà, della disoccupazione e dell’analfabetismo, soprattutto tra i giovani. 

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