Non si arresta l’afflusso di lavoratori italiani verso la Confederazione. Nel terzo trimestre di quest’anno, indica l’Ufficio federale di statistica (UST), in Ticino ne sono stati registrati 65'184, vale a dire il 4,9% in più rispetto al medesimo periodo del 2016. A livello federale l’incremento è stato più contenuto (2,8%) e il loro numero ha raggiunto le 317'051 unità.
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Sul piano regionale è stata la Svizzera centrale ha segnare il balzo maggiore (+5,0%) anche se in cifre assolute i lavoratori pendolari provenienti dall’estero sono pochi (2’014 persone). Aumenti superiori alla media nazionale anche a Zurigo (+3,7%), Svizzera orientale (pure +3,7%) e nella regione del Lemano (+2,9%). È in questa macroregione, che comprende Ginevra e Vaud, dove si conta il maggior numero di frontalieri (116’939 persone).
Non a caso la Francia resta il Paese di provenienza maggiormente rappresentato con 171’835 lavoratori (+2,3% su un anno) ma sono i pendolari italiani (72’983 persone) a progredire in modo più sensibile (+5,0%). Seguono poi i lavoratori tedeschi (61’824, +1,3%) e gli austriaci (8’274, +1,9%).
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A fare da traino è il settore terziario dove l’incremento, rispetto al terzo trimestre del 2016, è risultato del 4,2% a 208’873 unità mentre rimane stabile il settore secondario (+0,1% a 106’224 unità). Pur restando relativamente marginale cresce anche il settore primario (+1,9% a 1’955 unità).
A livello ticinese la tendenza è analoga: nel terziario sono impiegati 41’181 lavoratori transfrontalieri, il 7,1% in più rispetto al terzo trimestre del 2016, nel secondario sono 23’495, con un incremento dell’1,4% mentre cala l’agricoltura (-3,3% a 509).
Ponte Tresa, uno dei valichi doganali maggiormente utilizzati dai frontalieri italiani
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