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Le ricadute miliardarie di un eventuale divieto di Huawei

elemento di un antenna
Finora in Svizzera, solo un operatore - Sunrise - si è affidato alla tecnologia di Huawei (nella foto un elemento di un'antenna) per la rete 5G. © Keystone / Christian Beutler

Nella Confederazione un solo operatore si è affidato alla cinese Huawei per lo sviluppo della rete 5G. Tuttavia, l'impatto di eventuali restrizioni potrebbe essere molto importante.

Non c’è tregua nella guerra commerciale che ormai da tempo oppone Stati Uniti e Cina. Tra i dossier più ‘caldi’ vi è quello legato allo sviluppo della rete 5G, settore nel quale la cinese Huawei ricopre un ruolo di primo piano. Washington ha imposto diverse restrizioni che colpiscono l’azienda cinese, in particolare limitando l’accesso alle tecnologie americane. La Casa Bianca sta facendo pressione anche sugli altri paesi occidentali affinché non si affidino – per lo sviluppo della 5G – al gigante tecnologico cinese. Un appello raccolto fin qui dalla Gran Bretagna, che ha escluso Huawei dalle forniture per le reti di nuova generazione. Uno dei principali timori, è di esporsi a rischi in ambito di spionaggio industriale e di protezione dei dati.

Finora, in Svizzera il Governo non è intervenuto. Nel maggio 2019, rispondendo a un’interpellanzaCollegamento esterno del deputato ticinese del Partito popolare democratico Fabio Regazzi, il Consiglio federale ha indicato di non ritenere necessario un divieto, precisando però di continuare ad analizzare la situazione da vicino.

Il consigliere nazionale socialista grigionese Jon Pult torna ora alla carica. Nei prossimi giorni presenterà una mozione nella quale chiederà lumi al Governo sul modo in cui intende limitare il rischio di influenza straniera nello sviluppo dell’infrastruttura 5G.

“Ci troviamo di fronte a una nuova guerra fredda tecnologica”, dichiara il deputato federale al giornale Blick. “In questa situazione, la Svizzera deve riflettere molto attentamente su come garantire in futuro la sicurezza della sua infrastruttura digitale”.

Secondo Pult, è necessario salvaguardare l’indipendenza nei confronti di Huawei. L’alternativa è “una soluzione europea”, puntando su fornitori affidabili come Nokia ed Ericsson.

Costi miliardari

In Svizzera, solo un operatore – Sunrise – si è affidato all’azienda cinese per lo sviluppo della rete. Gli altri due – Swisscom e Salt – fanno capo invece a Ericsson e Nokia. Tuttavia, anche questi altri due operatori possiedono dei componenti Huawei per la telefonia fissa.

“Se dovesse arrivare l’ordine, come accaduto in Gran Bretagna, di smantellare ogni piccola componente dalla rete, allora bisognerà veramente rivedere tutti i nostri piani, poiché rimuovere dei componenti dalla rete è un processo molto complicato”, spiega alla Radiotelevisione svizzera Stefano Santinelli, amministratore delegato di Swisscom Directories SA.

Secondo uno studioCollegamento esterno dell’istituto Oxford Economics, rinunciare alla tecnologia dell’azienda cinese comporterebbe costi aggiuntivi di circa tre miliardi di euro per i 27 paesi dell’UE, nonché Gran Bretagna, Norvegia, Svizzera, e Islanda. Restrizioni alla concorrenza in questo ambito si tradurrebbero in una riduzione del prodotto interno lordo di 40 miliardi.

Solo per la Svizzera, i costi – in termini di maggiori investimenti – crescerebbero (nello scenario medio) di 94 milioni di euro, con un impatto sul Pil di 1,7 miliardi.

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tvsvizzera.it/mar con RSI (TG del 13.9.2020)

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