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1° agosto, parola al venditore di fuochi

Una tradizione per la quale gli svizzeri spendono 30-40 milioni di franchi l'anno; eppure avere successo nel settore non è facile

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Fuochi d’artificio: una tradizione per la quale gli svizzeri spendono, ogni anno, fra i 30 ed i 40 milioni di franchi. Eppure avere successo in questo settore non è facile. Per vivere della vendita di fuochi d’artificio, conta quindi soprattutto un fattore: la passione.

Hard Rock, Falling Angel o Cliffhanger. Nomi e colori che promettono spettacolo. Nell’assortimento della Weco di Walterswil nel canton Soletta si trova di tutto. Vulcani, batterie di razzi o razzi singoli.

Questo è il mondo di Franklin Herz. Il direttore del principale distributore svizzero di materiale pirotecnico, ha guadagnato i suoi primi franchi a 13 anni, vendendo proprio fuochi d’artificio.

“Sono attivo in questo settore da moltissimi anni, eppure uno spettacolo pirotecnico mi affascina ogni volta. È sempre un’emozione”.

La passione è rimasta, anche se i tempi sono cambiati. Oggi con il telefonino si può vedere un’anteprima di ogni prodotto. Si deve conquistare il cliente, perché sopravvivere in questo settore è difficile.

“Realizziamo l’80% della nostra cifra d’affari il 1° di agosto. Abbiamo quindi una settimana all’anno per far quadrare i conti. E se ad esempio ci sono dei divieti di accendere fuochi a causa della siccità, dobbiamo riprendere tutto il materiale che non è stato venduto nei supermercati e metterlo nel nostro magazzino”.

Un magazzino che assomiglia più a un deposto di massima sicurezza. Costruito secondo regole molto severe, costa il triplo rispetto ad un normale deposito.

“Abbiamo una capacità di 8500 palette. Quindi c’è posto per centinaia di migliaia di fuochi d’artificio”.

A Walterswil si vive la passione per i fuochi d’artificio. Nel piccolo spaccio allestito apposta per il 1° di agosto, c’è un viavai di persone. La Festa nazionale è un giorno in cui gli svizzeri sembrano quindi non badare a spese.

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