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Svizzera, approccio regionale per l’obbligo di quarantena

Alain Berset
La decisione di "regionalizzare" la politica delle quarantene, ha spiegato il ministro della sanità Alain Berset, è flessibile, pragmatica e risponde alle particolari situazioni delle zone di frontiera. Keystone / Peter Klaunzer

Dal 14 di settembre, i Paesi limitrofi alla Svizzera non verranno più inseriti nell'elenco degli Stati o regioni ad alto tasso di contagio, ma soltanto le loro regioni in cui si è superato il valore limite. Lo ha deciso venerdì il governo elvetico.

In questo modo, ritiene l’esecutivo si tiene conto sia dell’aumento in parte forte delle infezioni che delle strette interazioni tra le regioni di confine.

La modifica dell’ordinanza adottata dal governo entra in vigore il 14 settembre e modifica le disposizioni del 6 luglio scorso. Grazie a questo cambiamento, le persone che rientrano da una regione a rischio sono obbligate a mettersi in quarantena, ma non se sono state in una zona di confine. Già oggi i frontalieri sono esentati dall’obbligo di quarantena.

I Cantoni si sono espressi prevalentemente in favore di questa procedura. Alcuni temono tuttavia che la nuova disposizione derogatoria per le regioni di confine comporti maggiori oneri e intacchi l’accettazione delle norme sulla quarantena, indica una nota odierna del Dipartimento federale dell’Interno (DFI)

Con la decisione diffusa oggi, l’esecutivo reagisce al numero crescente di nuove infezioni in Svizzera e in diversi Paesi limitrofi, in particolare in Francia.

Francia e Austria nel mirino

Su quest’ultimo aspetto, il ministro della salute Alain Berset ha aggiornato i presenti su quanto deciso oggi dal governo in merito alla Francia e all’Austria, paesi nei quali il tasso di contagio ha superato la soglia di allarme dei 60 casi per 100’000 persone.

Ciò ha spinto l’esecutivo a inserire nella lista tutte le regioni della Francia ad eccezione delle 3 che confinano con la Svizzera (Grande Est, Borgogna-Franca Contea, Alvernia-Rodano-Alpi) e della Bretagna, cui si aggiunge la zona di Vienna, ha spiegato il ministro della sanità.

Stando al consigliere federale friburghese, la procedura elvetica non è un unicum, ma viene già applicata dalla Germania e dal Belgio, Stati che d’altronde hanno inserito sulle rispettive liste diversi cantoni elvetici, come Ginevra e Vaud.

La decisione di “regionalizzare” la politica delle quarantene, ha spiegato Berset, è flessibile, pragmatica e risponde alle particolari situazioni delle zone di frontiera, laddove soprattutto vi sono forti interazioni di carattere sociale ed economico. “Ciò non significa che una regione di frontiera possa finire nell’elenco, se si dovesse manifestare un focolaio di contagi”, ha spiegato il consigliere federale socialista.

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Feste “contagiose”

Per quanto riguarda la Svizzera, Berset ha fatto notare che i contagi sono in crescita. Alla fine di agosto sono stati registrate 1’844 nuove infezioni la settimana, ossia 18 volte di più rispetto all’inizio di giugno quando i casi di contagio la settimana era stati 98 – ma con fortuna ricoveri e decessi rimangono contenuti.

In particolare, Berset ha affermato che la maggior parte dei contagi avviene nel corso di feste o raduni privati, dove è più difficile rispettare le norme igieniche e di distanziamento sociale.

Responsabilità individuale

Come già indicato, le persone che sono state in una zona di confine non sono obbligate alla quarantena. Nell’applicazione delle misure decise oggi, il Consiglio federale continua a fare affidamento sulla responsabilità individuale della popolazione, invitata ad astenersi per quanto possibile dal recarsi in regioni a rischio o ad andare in quarantena al rientro, ha ricordato Berset, insistendo sul fatto che andare in quarantena è anche un gesto di solidarietà e che controlli sistematici alle frontiere non sono realizzabili, tenuto conto che le frontiere rimangono aperte.

Garantire tracciabilità

Ciò che è importante, secondo il ministro, è fare in modo che i Cantoni possano continuare a garantire la tracciabilità dei contatti. Se ciò non fosse più possibile, la situazione potrebbe rapidamente degenerare.

Quanto alla durata della quarantena, ora di dieci giorni, Berset ha rammentato che ci sono Cantoni che auspicano un accorciamento del periodo di isolamento, per ragioni di carattere economico e organizzativo, ma anche psicologico, dal momento che un periodo più corto, per esempio cinque giorni, aumenterebbe l’accettazione della quarantena fra le persone colpite dal provvedimento.

Esenzioni

Oltre ai frontalieri, sono inoltre esentati dall’obbligo di quarantena gli artisti e gli sportivi al rientro rispettivamente da una manifestazione o competizione all’estero e i partecipanti a congressi internazionali, a condizione che sia stato elaborato e attuato un piano di protezione specifico.

Neppure chi per motivi professionali o medici imprescindibili e inderogabili si è recato in una regione a rischio deve mettersi in quarantena, a condizione che il soggiorno non duri più di cinque giorni e che sia stato elaborato e attuato un piano di protezione.

Il Consiglio federale ha infine adeguato la base di calcolo della durata della quarantena. I Cantoni possono ora computare il soggiorno in un Paese senza rischio elevato di contagio prima del rientro e ridurre di conseguenza la durata della quarantena in Svizzera.

Nel prossimo video l’intervista al ministro della sanità Alain Berset:

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tvsvizzera.it/Zz/ats con RSI (TG del 11.09.2020)

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