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I passaporti vaccinali dividono l’Europa

Controllo doganale di aeroporto con insegne in tedesco; in primo piano, sfocato, agente in divisa
La Germania [foto] non intende concedere alcun allentamento a livello statale. Keystone / Matthias Balk

I governi d'Europa sono divisi sull'introduzione dei corona-pass, documenti che attestino l'avvenuta vaccinazione contro il Covid-19 per facilitare gli spostamenti durante le vacanze. Alcuni Paesi ne hanno annunciato il lancio, mentre altri preferiscono attendere di verificare l'efficacia dei vaccini.

I più favorevoli al passaporto per immuni sono i Paesi nordeuropei e quelli preferiti dai turisti come Spagna, Grecia e Italia. In Islanda, Paese che non fa parte dell’UE ma rientra nell’area Schengen e negli ultimi anni ha avuto un boom di visitatori, i pass sono già in uso da fine gennaio e consentono, a chi li presenta all’arrivo, di evitare la coda per il test. La Polonia ha creato un’app dove chi è stato vaccinato può registrarsi ed evitare la quarantena all’arrivo.

L’Ungheria ha annunciato l’emissione di un documento che certifichi la vaccinazione, la guarigione dal Covid o la presenza di anticorpi nel sangue. Un progetto simile è stato lanciato in Estonia, in collaborazione con l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). I viaggiatori che all’arrivo nel Paese mostreranno un certificato di vaccinazione o un test sierologico saranno esentati dalla quarantena.

Danimarca e Svezia sono pure vicini all’introduzione di un corona-pass, che intendono impiegare non solo per i viaggiatori ma anche a livello locale per ristoranti, concerti e altri eventi culturali.

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La Grecia, che aveva proposto alla Commissione europea di creare un certificato UE, si è intanto mossa autonomamente e ha stretto un accordo con Israele, che permette a chi è già vaccinato di viaggiare liberamente nei rispettivi Paesi.

Contrari o attendisti sono Francia, Belgio e Germania. Il ministro della Sanità francese Olivier Véran ha sottolineato che ancora non si sa se il vaccino anti-Covid impedisce il contagio. La vicepremier belga Sophie Wilmès ha auspicato che si attenda un “accesso universale ai vaccini” per non creare discriminazioni. La Germania non intende concedere allentamenti a livello statale, tuttavia non esclude un uso del pass nel settore privato.

Intanto, venerdì, una società di Lugano ha lanciato quello che ha definito primo passaporto vaccinale digitale in Svizzera. Uno strumento che, tecnicamente, funziona alla perfezione ma che sarà totalmente inutile fino a quando le autorità non approveranno, se lo faranno, il principio di un ‘pass’ per accedere ad eventi culturali, ricreativi o sportivi e aerei.

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Nel servizio RSI, la presentazione dello strumento, l’avviso dell’Ufficio federale della sanità pubblica e la reazione dell’associazione dei consumatori.

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tvsvizzera.ir/ATS/ri con RSI (TG del 12.02.2021)


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