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Tregua prolungata al confine turco-siriano e accordo con Mosca

erdogan e putin
Sei ore: tanto è durato il faccia a faccia tra Erdogan e Putin. Keystone / Sergei Chirikov/pool

Le armi dovrebbero tacere ancora per almeno sei giorni nella zona di confine tra Siria e Turchia. L'incontro a Sochi tra il presidente turco Erdogan e il suo omologo russo Putin ha permesso di raggiungere un accordo definito "storico".

La tregua di 150 ore – che prolunga quella che scadeva alle 21 di questo martedì – dovrebbe permettere di completare l’evacuazione delle milizie curde Ypg da un’area di 30 chilometri entro il confine siriano.

Il memorandum d’intesa sottoscritto martedì a Sochi dai due capi di Stato prevede inoltre che dopo la tregua Turchia e Russia condurranno dei pattugliamenti congiunti fino a 10 chilometri entro il territorio siriano, a est e ovest dell’area in cui è stata condotta l’operazione turca nel nord della Siria.

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Al termine dell’incontro durato sei ore, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha parlato di un “accordo storico nella lotta contro il terrorismo e per l’integrità territoriale e l’unità politica della Siria”, mentre Vladimir Putin di soluzioni “decisive”.

“È importante – ha inoltre dichiarato Putin – che delle azioni delle forze armate turche non si approfittino i membri di organizzazioni terroristiche, compresa l’Isis, i cui guerriglieri vengono tenuti prigionieri presso le formazioni armate curde e cercano di liberarsi”.

Nelle intenzioni di Erdogan, nella zona cuscinetto dovrebbero essere insediati – su base volontaria – i rifugiati siriani (la Turchia ne accoglie oltre 3,5 milioni).

Le Forze democratiche siriane, di cui le milizie curde YPG sono la principale componente, hanno fatto sapere dal canto loro di avere rispettato tutte le condizioni della tregua che scadeva martedì sera, ritirandosi dalla zona di sicurezza tra le località di Ras al-Aïn e Tal Abyad, distanti 120 chilometri.

Ora si attende la reazione del presidente siriano Assad, che da Idlib, dove si è recato martedì in visita alle truppe, ha accusato Erdogan di essere “un ladro”: “Ha rubato fabbriche, grano e petrolio e ora ci ruba la terra”.

Il reportage della RSI dal nord della Siria e dalla Turchia:

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