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Un Cremlino irritato imbavaglia gli oppositori

Alle proteste più imponenti degli ultimi cinque anni in Russia, il Cremlino ha risposto con il suo consueto pugno di ferro: centinaia di fermi (forse mille nella sola Mosca), dimostranti trascinati via con la forza e l'ennesima immancabile sberla giudiziaria contro il più carismatico tra i leader dell'opposizione, Alexiei Navalni, che - giustizia russa permettendo - punta a sfidare Putin alle presidenziali del 2018.

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Ue e Usa hanno condannato la repressione delle manifestazioni anticorruzione, ma Mosca non sembra minimamente intenzionata a tornare sui suoi passi: il Cremlino ha infatti definito i cortei non autorizzati di domenica delle “provocazioni” e Navalni, che li ha organizzati, è stato condannato a 15 giorni di carcere per aver – secondo il giudice – opposto resistenza alla polizia spintonando gli agenti al momento del fermo.

Navalni: è tutto falso

Il diretto interessato respinge ogni accusa: “Tutto ciò che è scritto” sulla motivazione della sentenza “non è vero”, ha dichiarato. Ma il tribunale di Mosca lunedì ha usato la linea dura anche contro altri oppositori, ordinando dieci giorni dietro le sbarre per il braccio destro di Navalni, Leonid Volkov, e sette per un’altra attivista, Katia Melnikova.

Le proteste, ignorate in gran parte dalla tv di stato, hanno invece avuto grande eco oltreconfine. L’alto rappresentante per la politica estera europea Federica Mogherini ha denunciato violazioni delle “libertà fondamentali di espressione, associazione e assemblea pacifica” e ha chiesto “il rilascio senza indugi dei dimostranti imprigionati”. La stessa richiesta è puntualmente arrivata dal dipartimento di Stato Usa: “Fermare dei manifestanti pacifici, degli osservatori dei diritti dell’uomo e dei giornalisti è un affronto ai valori democratici fondamentali”, hanno tuonato da Washington.

Il Cremlino non si scompone

Il portavoce, del Cremlino Dmitri Peskov, ha puntato il dito contro gli organizzatori delle manifestazioni accusandoli di “provocazioni” e di aver messo “in pericolo la sicurezza e la vita stessa” dei tanti giovanissimi scesi in piazza. Secondo il fido scudiero di Putin, “ai minorenni che hanno partecipato al corteo a Mosca venivano promessi” soldi “nel caso in cui fossero stati fermati” dalla polizia. Peskov non ha però presentato nessuna prova delle sue affermazioni.

Una manifestazione contro il governo e Medvedev

Quella di domenica è stata una protesta contro la corruzione, ma anche contro il governo: Navalni in un recente film-inchiesta ha infatti accusato il premier Medvedev di aver ricevuto “mazzette dagli oligarchi” e di essersi così accaparrato ville e terreni e persino un’impresa vitivinicola in Toscana. Per questo in aula Navalni ha affermato che i giudici avrebbero dovuto interrogare non lui ma Medvedev: è a causa sua – spiega l’oppositore – che migliaia di russi sono scesi in strada. “Verrà il giorno in cui noi giudicheremo loro”: aveva scritto poco prima su Twitter postando una foto di se stesso dal tribunale.

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