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Abramovich aggira gli ostacoli inglesi

Una contromossa astuta e vincente: così alcuni giornali britannici interpretano la scelta del magnate russo Roman Abramovich, proprietario fra le altre cose del Chelsea, di richiedere e ottenere la cittadinanza israeliana e la residenza a Tel Aviv facendo leva sulle proprie origini ebraiche e sulla Legge del Ritorno in vigore in Israele.

Questo contenuto è stato pubblicato il 29 maggio 2018 minuti
tvsvizzera.it/fra con RSI
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Il nuovo status, nota fra gli altri il Times, consentirà infatti ad Abramovich di viaggiare senza problemi nel Regno Unito, visto che i cittadini israeliani possono sbarcarvi e rimanere per periodi successivi di sei mesi alla volta senza necessità di visto, sia per turismo sia per business. Un vantaggio evidente rispetto alla condizione di cittadino esclusivamente russo, che richiede invece un visto di soggiorno.

Rinnovo non concesso

Proprio il ritardo nel rinnovo del visto britannico per viaggiare dalla Russia, interpretato da più parti come una sorta di monito a un miliardario vicino al presidente Vladimir Putin e di messaggio in codice di Londra al Cremlino e a tutti gli 'oligarchi' sullo sfondo del caso dell'avvelenamento dell'ex spia Serghiei Skripal, avrebbe indotto il patron del Chelsea ad 'arroccarsi' in Israele: Paese in cui è peraltro di casa da anni e dove fin dal 2015 aveva acquistato un hotel. 

Inoltre questa decisione, osservano i media londinesi, non lo obbliga a rinunciare alla parallela cittadinanza russa. Né suggerisce elementi concreti di una qualunque volontà di Abramovich di recidere i sostanziali legami che mantiene a Mosca.



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