Padronato e sindacati non accettano le critiche di Berna in merito ai controlli su salari e condizioni di lavoro. Secondo l'autorità di vigilanza federale questi controlli sono eccessivi, disomogenei, troppo concentrati sulle aziende estere e, soprattutto, inefficaci. Per questa ragione andrebbero diminuiti, dicono.
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Una valutazione che non è piaciuta a chi questi controlli li fa. Soprattutto in Ticino, dove il rischio di dumping salariale è maggiore. Sindacati e padronato hanno quindi deciso di prendere posizione insieme e in una nota stampa hanno duramente criticato il testo.
Secondo il segretario regionale di UNIA Giangiorgio Gargantini, queste critiche denotano una “misera conoscenza della realtà del mercato del lavoro, soprattutto nelle regioni periferiche”. Questi controlli andrebbero invece aumentati, aggiunge Gargantini, che si dice d’accordo su un solo aspetto, ossia quello della disomogeneità dei controlli nelle varie regioni del Paese, “ma la realtà non è la stessa in Ticino, per esempio, rispetto ai cantoni primitivi”.
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“Si tratta di un rapporto molto superficiale che non tiene conto della realtà del terreno e delle specificità cantonali. Mi sembra veramente surreale”, ha dichiarato dal canto sui il direttore della Camera di commercio del cantone Ticino Luca Albertoni.
Migliorare si può sempre, aumentando per esempio i montanti delle multe “per rendere più dissuasivi questi controlli e per rendere più forte l’impatto delle decisioni prese in caso di violazione dei diritti dei lavoratori”, aggiunge Gargantini
Una mossa, quella del Controllo delle finanze, difficile da capire, anche se c’è chi ci vede un tentativo di riavvicinarsi a Bruxelles dopo che proprio le misure di accompagnamento alla libera circolazione avevano fatto affondare l’accordo quadro. “È una lettura possibile – dice Albertoni – ma mi sembrerebbe veramente esagerato e assai poco opportuno procedere per questa via per tentare di trovare delle soluzioni che non si trovano altrove”
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