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Lula condannato, 9 anni e mezzo per corruzione

L’ex presidente brasiliano Luiz Inacio Lula Da Silva è stato condannato in primo grado a nove anni e sei mesi di reclusione per corruzione nell’ambito dell’inchiesta sugli affari fra politica e grandi imprese. Il giudice -che lo ha dichiarato interdetto dai pubblici uffici per 19 anni, decisione che può entrare in vigore solo una volta esauriti tutti i gradi di giudizio- ha stabilito che in attesa dell'appello non andrà in carcere.

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L’ex capo di Stato, al governo dal 2003 al 2010, è stato ritenuto colpevole di aver ricevuto tangenti pari a 3,7 milioni di reais, 1 milione di euro, per via di tre contratti stipulati tra l’impresa di costruzioni OAS e il colosso statale del petrolio, Petrobras. Li avrebbe in parte riciclati nella ristrutturazione di un attico di lusso a Guarujà, sul litorale di San Paolo.

È la prima volta in Brasile, dall’entrata in vigore della Costituzione del 1988, che un ex presidente della Repubblica subisce una condanna penale. Lula è stato rinviato a giudizio altre quattro volte nell’ambito della stessa inchiesta (‘Lava Jato’).

I difensori hanno annunciato che opporranno ricorso. Una battaglia giudiziaria ma anche politica, visto che Lula intende correre alle elezioni presidenziali del prossimo anno. È in testa a tutti i sondaggi, ma per candidarsi deve evitare di essere condannato nel processo d’appello.

Lula non è il solo, in Brasile, a vivere momenti complicati. Anche l’attuale presidente Michel Temer è accusato di corruzione, e il Parlamento deve decidere questa settimana se sottoporlo al processo della Corte Suprema. Acque agitate in un paese ex potenza in divenire, che oggi appare in piena crisi economica, politica e istituzionale.


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